Estratto dal Capitolo 1: Occhio per occhio, dente per dente
-Tua
madre ha ragione, sei un idiota.-
-Non
parlare di mia madre.-
-Va
bene, sei un idiota. Avevi detto "saliamo per farci un goccio",
e ora?-
-Ora
mi sono fatto un goccio, appunto.-
-Credevo
stessi parlando di un goccio di vodka, non un goccio di...-
-La
parola che stai cercando è sangue. Ma ti ripeto, e allora?-
-E
allora sei un idiota. Cosa ce ne facciamo adesso di quella?-
-Beh...
la buttiamo sotto il primo treno che passa? Ma poi che ti importa, è
solo un essere umano. Sono nati per farci da cibo, non lo sapevi?-
-Non
eri tu quello con degli amici umani?-
-È
diverso, quelli sono amici... comunque d'accordo, la buttiamo sotto
al primo treno.-
-Endaraw!-
-No
Iuytre, lascia perdere... tanto ho ragione io. Comunque, sta
arrivando il treno.-
La galleria della
metropolitana venne illuminata dal bagliore dei fari del convoglio.
Avevano trascinato lì sotto, sui binari, la puttana che era divenuta
il pasto di Endaraw Tueril. I due vampiri saltarono sulla passerella
a fianco del condotto, liberando la strada al treno. Sfondarono la
porta di servizio di una delle uscite di sicurezza e, vedendo i fari
sempre più luminosi, Endaraw lanciò il corpo senza vita della
donna. Iuytre Varka lo fissò in silenzio, con disapprovazione,
domandandosi cosa gli fosse preso di seguirlo in quella scampagnata
fuori programma. Quello che lo prendeva tutte le volte che decideva
di seguirlo, si rispose, osservando il cadavere sfracellarsi sul muso
della metro ed il conducente sobbalzare e, probabilmente, gridare in
preda all'orrore.
-Figo,
ora andiamo prima che arrivi il servizio di sicurezza. E i Santi. Sai
che spettacolo quando vedono i fori dei canini sul collo?- il Tueril
sghignazzò con divertimento. Lasciato passare il treno, spinse
l'amico per invitarlo a proseguire lungo il corridoio debolmente
illuminato da luci biancastre, per loro una comodità quella luce
fioca, ci vedevano meglio.
-Figo
un corno...- borbottò il Varka continuando ad usare il sumerico,
loro lingua madre, sebbene non l'unica che gli fosse stata insegnata
-Aspetta che lo vengano a sapere i miei superiori, che c'ero anche
io.- aggiunse scacciando la mano che l'altro gli aveva posato sulla
spalla.
-Se
non glielo dici tu, non glielo vado certo a riferire io.-
-Ovvio...
anche perché dovresti spiegare perché un ignavo come te si è
permesso di andare in superficie.- commentò Iuytre con serietà.
Inforcò gli occhiali da sole, nascondendo lo sguardo, sapendo che
presto sarebbero spuntati nelle gallerie principali, troppo
illuminate per loro.
-Non
usare quella parola.- ringhiò Endaraw -Sei fortunato ad essere mio
amico, altrimenti saresti già finito muso sugli scalini.- aggiunse
coprendosi la bocca con una sciarpa, nascondendo sia i denti che il
sangue che gli macchiava il mento.
-Non
potresti darti una pulita?- domandò Iuytre disapprovando il suo
gesto. Era troppo tardi per farlo, comunque, visto che si ritrovarono
in un ampio corridoio. A distanza di qualche metro, alcuni cittadini
stavano acquistando i loro biglietti o leggendo il giornale. In
lontananza, grida e agitazione, gente che piangeva di terrore, che
non si reggeva sulle gambe. Una donna scappò urlando verso l'uscita,
mentre la polizia le correva dietro, probabilmente immaginando chissà
cosa.
-Io
mi pulisco al Louis Nero, tu intanto potresti toglierti dalla faccia
quell'aria colpevole.- ribatté il Tueril sogghignando sotto la
stoffa, divertito dal trambusto che aveva volontariamente generato.
Si fermò un istante insieme all'amico, fissando con biasimo la
scena, poi lo sospinse via, diretto alla superficie.
-Non
è colpevolezza la mia, è preoccupazione. Qualcosa che tutti gli
esseri senzienti hanno, a parte te a quanto pare. Se ci beccano...-
sentendoli parlare in una lingua strana, aliena a San Pietroburgo,
una donna si girò verso di loro ed il Varka fu costretto a zittirsi
e stirare un sorriso, a labbra strette.
-Non
sarò un essere senziente, che ti devo dire.- ironizzò Endaraw
trascinandolo fuori dall'ingresso della metropolitana e tornando a
parlare nel loro idioma -Evidentemente sono un mostro, sono una
bestia...- concluse scoppiando a ridere. Una volta all'aria aperta,
allargò le braccia, godendo la sensazione del freddo sul viso, di
respiri che non sapevano di umido o di muffa -La verità è che mi
comporto come gli umani si aspettano, che problema c'è quindi?-
aggiunse guardandosi intorno, imboccando una via che ormai conosceva
piuttosto bene. Alle sue spalle, Iuytre continuò a guardarsi alle
spalle con apprensione, con il fare di chi temeva di essere braccato
da un momento all'altro -Sai qual è il tuo problema? Cioè, voglio
dire... sai perché non sarai mai una buona spia? Sei troppo nervoso,
troppo poco spontaneo... ti si legge in faccia che hai qualcosa da
nascondere. Potresti fregare un fesso, ma con l'esercito...- strinse
le spalle, ignorando il nuovo rimbrotto dell'amico -Allora, cosa
vogliono tu faccia questa volta?-
-Siamo
in superficie perché tu volevi bere un goccetto, non per il mio
lavoro di spia.- brontolò il vampiro levando gli occhiali da sole,
ridicoli nella notte di San Pietroburgo. Gli rivolse quella che
voleva essere un'occhiata storta, facendo scoppiare a ridere l'amico.
-Il
goccetto l'ho bevuto, e già che siamo qui, ottimizziamo il tempo.
Così tu ti prendi un'altra lode e sei contento.-
-Sarei
più contento se ti mettessi tu a fare qualcosa. Saresti così bravo
come spia...-
-Iuytre...
piantala di parlare come mia madre. Mi fai venire la pelle d'oca.-
-Se
tua madre dice cose giuste...-
-...tu
non le devi ripetere. Allora, mi dici cosa dobbiamo fare? O meglio,
cosa vogliono tu faccia.- cambiò bruscamente direzione, infilandosi
in un vicolo che si diramava dall'ampio prospekt. Proseguì di fretta
fino a metà della stradicciola, vuota e ingombra di neve. Abbassò
la sciarpa, raccolse una manciata di neve e iniziò a pulirsi il
sangue sul viso. Dietro a lui, il Varka continuò imperterrito a
guardare da una parte all'altra, attendendosi di veder spuntare un
umano. Alla meglio sarebbero passati come omicidi, ma i crimini erano
perseguiti con una tale violenza che forse era meglio dichiararsi
vampiri e venir uccisi sul posto -Iuytre, allora? Non abbiamo tutta
la notte.-
-Proiettili.-
sussurrò solamente, appoggiandosi al muro, sfruttando l'oscurità
gettata dal fatiscente palazzo di uno dei quartieri più poveri di
San Pietroburgo.
-Ancora?-
-Le
esercitazioni ne consumano molti. Lo sapresti se facessi parte di una
casta più alta.-
-Lo
saprei se mi interessassero le sorti della nostra razza.- rispose
fissandolo gelido.
-Non
dovresti parlare così...-
-Ok,
non cominciamo con questo argomento. Tu sai come la penso io, io so
come la pensi tu. Oltretutto diventi melodrammatico quando si parla
della nostra poco onorevole condizione.- Endaraw sollevò le mani,
scrollando il capo. Davvero non aveva voglia di litigare anche quella
sera -Quindi, proiettili...- ripeté iniziando a camminare verso il
fondo del vicolo, dalla parte opposta rispetto a quella da dove erano
entrati.
Scortati dalle
numerosissime insegne al neon, che annunciavano botteghe, bettole da
quattro soldi, case chiuse per il gioco, la droga, ed i piaceri del
corpo, taverne lerce, negozi di telefonia ed elettronica, i vampiri
lasciarono la parte più povera del distretto Krasnoselskiy. Di
buona lena, iniziarono a superare vie e vecchie piazze, ritrovandosi
in breve in zone meglio tenute, sebbene comunque molto povere. Se
c'era una cosa che di San Pietroburgo non era cambiata nei secoli,
era la distribuzione della ricchezza. Tantissimi erano i poveri, o
molto poveri, pochi i ricchi o i nobili. Il movimento comunista aveva
tentato di cambiare le cose, ma era stato soppresso sul nascere con
l'ennesima crociata ecclesiastica, che vedeva nella possibile
rivoluzione una minaccia allo status quo. Così gli zar avevano
conservato il loro potere, i loro palazzi, la loro corte, le loro
ricchezze. Si interessavano poco al popolo, lasciato libero solo di
spaccarsi la schiena per tirare a casa i pochi soldi di cui vivere.
Ma i russi si erano dimostrati genti forti e temprate, dunque il
comunismo era diventato un movimento marginale, poco ascoltato e
ormai quasi sconfitto, e le persone avevano continuato a fare quello
che facevano da sempre: lavorare.
-Dove
diamine ti stai infilando?- domandò Iuytre agitato, vedendo che
Endaraw puntava verso una strada ampia, perfettamente illuminata e
molto più bella di tutte quelle dove erano soliti camminare. Lì le
luci delle vetrine erano ancora accese, gli alberi erano rischiarati
da una cascata di piccoli led, i lampioni gettavano i loro ampi coni
di luce aranciata permettendo alle pochissime macchine di vedere
attraverso la notte.
-Per
di qua si fa prima.- rispose brevemente il Tueril, arrestando il
passo sul marciapiede del prospekt.
-Sei
impazzito? Qui i controlli sono più serrati, siamo vestiti... da
Louis.- sbottò il Varka alludendo alla foggia barocca ed ai colori
scuri del loro abbigliamento. Quelli che gli umani chiamavano gotico,
metal, punk, spleen, horror, e relative culture, erano disprezzate,
odiate, perseguite. Se anche solo uno stupido poliziotto di quartiere
li avesse visti,
sarebbero stati in guai grossi... enormi. Era per quello che per
andare al Louis Nero usavano la fermata della metro vicina al locale:
meno strada, meno possibilità di esser beccati.
-Cara, sbrigati.- la
voce irritata di un uomo riccamente vestito distolse i vampiri dai
loro problemi -Al teatro degli ologrammi non aspettano te.-
-Scusa, amore.-
cinguettò lei -Ma dovevo essere splendida questa sera. E poi con le
armadillo non riesco a correre. Beh, neanche a camminare bene in
realtà...- concluse con un risolino. Iuytre abbassò gli occhi sulle
scarpe indossate dalla donna. Spropositatamente alte, tanto da
inarcarle la pianta del piede e darle visibili problemi.
-E allora perché me
le hai fatte comprare? Mi sono costate un occhio della testa.-
recriminò il marito, un vecchio e distinto signore, molto più
anziano di lei, ma meno vistosamente vestito.
-Perché sono belle,
caro.- rispose piegandosi per salire sul taxi che si era accostato
alla strada -E poi non potevo mica darla vinta a quella sciacquetta
di...- le sue parole si persero nell'avviarsi del motore della
macchina. Il Varka guardò il Tueril a bocca aperta. Non era abituato
a simili scenate ed era certo che no, non sarebbe mai stato in grado
di considerarle cosa “normale”.
-Lascia
perdere, non farti troppe domande.- mormorò Endaraw funereo,
ringraziando che non tutti gli umani fossero in quel modo. Alcuni
erano persone a posto, che gli piacevano... e non solo a colazione,
pranzo e cena.
-Va
bene, ok, muoviamoci. Portami dove devi portarmi e facciamola finita.
Voglio uscire da questa strada.- disse Iuytre adocchiando una ronda.
L'altro annuì, iniziando a passeggiare con l'aria di chi proprio non
aveva nulla da nascondere. Certo era che il loro abbigliamento
“antico” era molto fuori luogo. Ovunque gli abiti avevano tagli
netti, stoffe sintetiche, fibre ottiche come decoro al posto dei
ricami, e di conseguenza molte erano le persone che li guardavano con
supponenza, ridacchiando della loro trovata carnevalesca.
-Per
di qua.- Endaraw diede una spallata a Iuytre, costringendolo
all'ennesima brusca deviazione verso i sobborghi del quartiere.
Tuttavia, il ritorno alla povertà consolò il vampiro. La penombra
di quelle strade non feriva gli occhi, né rendeva loro due così
tanto visibili. Era un'alleata, non una nemica, come al contrario
pensavano gli umani.
-Riottoso sacco di
pulci!- gridò un uomo sferrando una manganellata a quello che doveva
essere un barbone malauguratamente abbigliato di rosso.
-Cavolo...-
sibilò il Varka, schiacciando l'amico contro la parete,
costringendolo a restare fermo. Se fossero andati avanti, si
sarebbero messi nei guai. E a tornare indietro avrebbero potuto
essere visti incorrendo negli stessi guai che cercavano di evitare.
-Vestito di rosso,
il pezzente. Credeva di prenderci per i fondelli...- rise l'altro
poliziotto, a braccia conserte dietro al primo.
-Volevi prenderci
per i fondelli, sporco comunista?- sbraitò mollandogli un altro
colpo.
-Avevo freddo, lo ho
trovato nella spazzatura...- cercò di spiegare l'accattone,
sollevando le braccia per proteggersi. Una mano forte lo afferrò,
gettandolo a terra
-Gioia e salute alla
zarina Fénic'ka, gioia e salute... ahaaa!- un calcio lo colpì in
pieno viso. Sebbene lontani, i vampiri sentirono spandersi nell'aria
l'odore del sangue, ma anche quello della paura e del piscio. Endaraw
fremeva dalla voglia di saltare avanti e sventrare quei due idioti,
ma la mano di Iuytre lo inchiodava inamovibile, una forza che sapeva
di non poter vincere.
-Il nome della
nostra amata zarina in bocca ad un comunista no! Hai capito sacco di
pulci?- la guardia restata ferma fino a quel momento si chinò sul
poveraccio, iniziando a sferrargli cazzotti in pieno viso. Si fermò
solo quando la faccia era ormai una maschera gonfia e livida, e
quando il sangue aveva macchiato la neve. Il vecchio era svenuto -Ce
lo portiamo via. I Santi avranno qualcuno a cui fare il lavaggio del
cervello, gli serve sempre carne da macello da mandare contro a
quelle bestie. Pagano bene per queste cose.-
-E voi, cosa avete
da guardare? Chiudetevi nelle vostre case, se non volete subire la
stessa sorte!- urlò il primo poliziotto adocchiando gli scuri
schiusi di alcune delle finestre affacciate sulla strada. Tutti
tornarono a serrarsi nelle abitazioni e i due poterono trascinar via
il loro bottino. Sfortunatamente per i vampiri, le ronde decisero di
uscire dalla parte di vicolo dove si erano nascosti. Vedendoseli
passare davanti, Endaraw snudò i denti, con un ringhio sommesso.
Iuytre gli tappò la bocca con la mano, guardandolo bieco e
facendogli segno di controllarsi. Solo quando i due furono lontani,
le creature azzardarono un movimento.
-Potevamo
ammazzarli...- sibilò il Tueril, pur sapendo che sarebbe stata una
mossa sciocca lasciarsi dietro due cadaveri di troppo.
-Certo,
come no.- ironizzò il Varka, comunque scosso da quanto visto -E poi
siamo noi le bestie, capito...-
-Facciamo questa
cosa e poi andiamo a stordirci al Louis, sarà il caso.-
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