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martedì 17 febbraio 2015

Prigionìa

Loki & Thor : Fratelli di Sangue

Capitolo 2: Prigionìa


-Per la prima volta entro in questo palazzo da padrone.- sorrise beffardo Loki spalancando le porte della sala del trono. Vi entrò tronfio e a testa alta. Mentre percorreva la lunghezza del salone i suoi passi risuonarono cupi contro le pareti, sommergendo il più esiguo rumore fatto dalle guardie e dal piccolo seguito che era stato ammesso a seguirlo. Il Mistificatore approvò compiaciuto la scomparsa dei simboli di Odino, sostituiti da stendardi dei suoi colori, verde, nero e dorato. Si fermò ai piedi della scalinata che lo avrebbe condotto al trono, assaporando appieno il momento -Potete immaginare la sublime soddisfazione... la certa, dolce consapevolezza di aver infine ottenuto ciò che così a lungo ho bramato?- sussurrò dolce, salendo lentamente la scala. Si voltò a guardare la sala e le persone ferme in atteggiamento deferente -No...- si rispose, prendendo posto sullo scranno -Nessuno di voi può nemmeno immaginare come posso sentirmi, ve lo assicuro.-

Nei suoi ricordi, non era mai stato così appagato. Nei suoi ricordi, suo fratello e i suoi amici si burlavano di lui. Spesso Thor lo metteva in ridicolo e Sif, la bella e prode Sif, non perdeva occasione di ricordargli quanto fosse infimo.

Successe ancora, una sera in cui si trovarono a bere insieme. Presto la discussione si spostò sui meriti e sulle mancanze. Ognuno aveva avuto qualcosa da dire. L'amabile Balder si era vantato della sua abilità e nella sua grazia nel maneggiare la spada. La nobile Sif del suo coraggio e della determinazione con cui aveva sgominato orde di nemici, senza mai ripiegare o abbandonare il fianco di Thor. E Thor aveva interpellato Loki: di quali imprese egli poteva vantarsi?

-Le mie imprese, non sono certo sotto gli occhi di tutti.- rispose Loki con un tenue sorriso, smorzato immediatamente dalla fragorosa risata degli altri.

-Quindi la tua lingua vale più delle nostre spade?- lo canzonò Sif.

-Io non...-

-Avanti, fratello, rispondi. Con i tuoi sotterfugi sembra che tu non faccia altro che scappare.- rincarò il Dio del Tuono stringendo un braccio intorno alla vita della guerriera. Balder si tenne in disparte, osservando la scena con biasimo -Forse non è così? Forse non comprendiamo il tuo genio e la tua grandezza?-

-Sì, è sicuro. Come potremmo comprendere un codardo?- aggiunse Sif, una stilettata che arrivò dritta al cuore del Mistificatore.

-Lavoro per i Nove Regni esattamente come voi!- gridò Loki avvampando di rabbia -Perché un giorno mi sarò guadagnato il trono e...- e la mano di suo fratello si strinse attorno al suo bavero. Lo sollevò senza fatica, la guerriera ridacchiò sprezzante.

-Ammira colui che sarà signore di tutto! Non sei impressionata dalla sua grandezza, Sif?- domandò Thor smargiasso.

-Certo, mio amato, tremo tutta...-

-Burlati pure di me, ora che puoi, fratello, ma verrà un giorno...-

E quel giorno era arrivato, constatò il Laufeyson corrugando la fronte, ma quanta amarezza dentro di lui. Quanta acredine nei ricordi di cui era prigioniero da sempre.
Lo distrasse l'esitante richiamo di una guardia.
-Cosa c'è?- domandò a labbra strette.
-Mio signore, ti prego di volgere la tua attenzione alla sicurezza del regno. Con Heimdall in catene non c'è nessuno a custodire il Ponte Arcobaleno.- spiegò il soldato chinando profondamente il capo.
-Io... mi occuperò del problema.- rispose Loki con disapprovazione.
-Mio signore...- intervenne una voce femminile.
-Chi altri adesso?- sbuffò il nuovo sovrano di Asgard voltandosi stizzito. Una donna si avvicinò allo scranno, salendo alcuni gradini.
-La tua fedele Amora, mio signore. Di certo non mi avrai dimenticata...- replicò con un sussurro seducente. Per un istante, il Mistificatore si concesse di sorriderle grato -Come non avrai dimenticato le promesse fatte quando hai cercato il mio aiuto per ottenere proprio ciò che ora sostiene il tuo peso.- aggiunse rapida, spegnendo la letizia del Dio.
-Non ti ho dimenticata, Incantatrice. Avrai la mia gratitudine e ben più di essa.- il tono del Mistificatore si fece secco, le labbra assunsero una piega dura -Sei giunta in tutta fretta per reclamare la tua ricompensa, dunque?- si domandò se, invece, non fosse che la maga stesse portando notizie dal regno.
-Sì, mio signore. E non sono la sola.- stirò un sorriso beffardo, sottolineando con un ampio gesto la dozzina di guerrieri alle sue spalle, mercenari che non piegarono il ginocchio davanti a Loki.
-Ognuno avrà ciò che ho promesso.- il Laufeyson strinse i denti con forza, serrando gli occhi. Il viso dai lineamenti lunghi e appuntiti si fece arcigno e severo -Oro a chi ne ha domandato, armi a chi ne ha chieste, artefatti a chi li ha desiderati. E a te il tuo amore, Amora.-
-A me Heimdall.- lo corresse l'Incantatrice con una leggera risata. Colmò la distanza che la separava dal trono e appoggiò le mani sui braccioli, sporgendosi verso il sovrano. Gli occhi verdi di Loki si fissarono in quelli altrettanto verdi e brillanti di Amora. Passarono diversi attimi senza che nessuno dei due abbassasse lo sguardo -Mi avevi promesso il Guardiano, eppure le spade al soldo lo hanno trascinato nelle prigioni e ora Heimdall giace in una cella.- gli ricordò con un sibilo adirato, stringendo le mani al legno dello scranno.
-Heimdall era un pericolo per la mia presa di potere.- rispose pacato il Mistificatore. Si domandò se l'Incantatrice si fosse mai accorta di quanta passione, quanta rabbia e quanto dolore metteva nel parlare del guerriero -Sarà liberato, se giurerà fedeltà. Chi regna non è di suo interesse, no? O non hai fiducia nel suo buonsenso?-
-Non ho fiducia nel tuo buonsenso, mio signore.- rimbeccò la donna sbattendo un pugno sul bracciolo e facendosi indietro di nuovo. Loki roteò lo sguardo con una smorfia -Hai preso il potere, hai incatenato tuo fratello e lo hai mostrato al popolo. Al posto che ucciderlo seduta stante, hai promesso un'esecuzione pubblica.-
-Sarà di esempio.- il Mistificatore scrollò le spalle con disinteresse -Parlerò con Heimdall, il regno ha bisogno del Guardiano del Bifrost.- aggiunse in fretta, vedendola aprir bocca nuovamente. Con un gesto imperioso della mano anticipò la successiva protesta -Non mi importa se riavendo il suo ruolo si negherà a te per la seconda volta. Se non desidera una sposa, io non gliela imporrò.- Amora gli scoccò un'ultima occhiata gelida, ma restò zitta, scese a ritroso i gradini e si voltò verso i mercenari.
-Andiamocene.- annunciò e i guerrieri si divisero in due fila. Sfilò in mezzo a loro e, con addosso lo gli occhi incerti della piccola corte, varcò per prima i portali della sala del trono.

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