Estratto dal Capitolo 1: Prima che cada Brumoso
La tavola degli
Arshard era stata imbandita di ogni pietanza si potesse immaginare.
Carne, pesce, verdura, frutta, addirittura pregiato vino. Le posate
non erano in legno, bensì in metallo. I calici erano decorati a
sbalzo, tutti marchiati con il monogramma della famiglia. Tavolo,
sedie, mobilio era ancora migliore di quello incrociato nei corridoi,
abilmente intagliato con motivi ittici. A quel punto, Ruhair non
osava immaginare come potessero essere arredate le stanza padronali.
-Infine, generali,
vi presento Vyerr Arshard, mio padre, e mia madre Yuiia Quirva in
Arshard. I miei fratelli, che avete già conosciuto, Aralieth e
Gàlusa.- Morlas concluse le presentazioni con una brutta stretta
allo stomaco.
-Potete sedere.-
invitò Vyerr con severità. Tuttavia, non sarebbe stato il vecchio
capofamiglia a sedere a capo tavola. Il posto d'onore, infatti, era
stato riservato a Chadrim te jor'Gheréon, mnitir di nobili natali, a
differenza degli Arshard che, per quanto ricchi ed influenti, erano
di estrazione borghese.
-Grazie.- sorrise
Chadrim con un cenno al parirazza. Più che dare attenzione a lui,
però, rivolse dei cenni agli altri comandanti, fra i quali solo
Hadren sembrava bendisposto verso la situazione. Ruhair gli rispose
con uno sguardo incerto e Mowol con un cupo grugnito.
-Prendete posto.-
sussurrò Morlas a trugo hun e a Mezzocorno. Si affrettò a versare
del vino per sé e della birra per la nana, ma non poté fare
altrettanto con l'orco. Se la Anxban assecondò la richiesta, Mowol
continuò a restare in piedi.
-Qualcosa vi
sconcerta, trugo hun?- lo interrogò Vyerr rivolgendogli un sorriso
cordiale.
-Dategli qualche
minuto per comprendere ciò che deve fare, marito mio.- rispose Yuiia
agitando noncurante una mano. Scostò una ciocca di capelli biondi,
completamente diversi da quelli scuri di Morlas e Aralieth. L'unico
altro della famiglia ad averli così chiari era Gàlusa, che però in
viso non assomigliava né a Yuiia, né a Vyerr.
-Madre.- la riprese
Arconero.
-Siate gentile.- le
chiese Aralieth, più preoccupata per l'imbarazzo del fratello che
per la reazione dell'orco. Mowol, in effetti, non si era mosso,
continuando a fissare la tavola.
-Trugo hun, vi
prego.- Hadren non sapeva cosa gli stesse passando per la testa, ma
era sicuro che non fosse un problema di comprensione dell'invito
dell'Arshard. Aveva in mente qualcosa, e qualsiasi cosa fosse stata
non sarebbe risultata gradevole.
-Morlas...- Ruhair
cercò lo sguardo dell'elfo.
-Mowol, va tutto
bene?- Chadrim tirò un sospiro rassegnato e si alzò. Fece il giro
del tavolo, per posare una mano sul braccio dell'imponente orco. Il
combattente rispose con un ringhio sommesso -Cosa c'è?- incalzò
senza comprendere. Il figlio dei Segugi Vivi non si era mai
comportato in quel modo. Magari non era brillante, ma non era stupido
e sapeva quando era il caso di lasciare da parte i propri problemi.
Invece ora non lo stava facendo.
-Forse tutto questo
gli provoca troppo stupore.- ipotizzò Yuiia con una leggera risata
-Poverino, cresciuto nell'indigenza. La vita selvaggia deve essere
così triste e diversa...-
-Madre.- questa
volta fu Gàlusa a gelarla con un'occhiata. Si alzò a sua volta, ma
non si mosse dal proprio posto. Non sapeva cosa sarebbe successo di
lì a poco, ma non avrebbe esitato ad intervenire. Almeno per
quietare l'eventuale tempesta -Trugo hun, vi prego di esprimervi.
Abbiamo sbagliato qualcosa? Vi abbiamo forse mancato di rispetto?
Posso assicurare che non era intenzione dei nostri genitori risultare
scortesi con voi o con qualunque dei presenti.- Vyerr approvò le
parole del figlio, ma non aggiunse nulla, come se gli ospiti avessero
dovuto farsi risultare soddisfacente la cortesia del primogenito.
-Nessuna offesa per
quelli che stanno qua.- replicò l'orco indurendo il grugno -Ma per
quelli che stanno fuori?- aggiunse fissando il vecchio capofamiglia.
Il viso rugoso dell'elfo si contrasse, le labbra si assottigliarono.
Morlas scolò il calice di vino, lo riempì di nuovo e lo tenne in
mano, pronto a bere ancora. Quella faccia da parte di Vyerr non
annunciava nulla di buono.
-Quelli che sono
fuori non sono qui.- rispose Yuiia con tono elementare.
-Non capite niente,
eh?- ringhiò l'orco. Le sue grosse mani iniziarono ad armeggiare con
i lacci della casacca.
-Mowol, cosa stai
facendo?-
-Quello che dovresti
fare anche tu, nana. Da quando gli orgogliosi nani si piegano a
queste pagliacciate?-
-Pagliacciate? Non
credo di comprendere le vostre parole. Parlate più chiaramente,
trugo hun.- Vyerr tamburellò con impazienza le dita. Iniziava a
stancarsi di quella pantomima -Ho invitato i generali di questo
esercito per una cena, non per un teatrino da ribaldi.- le mani di
Hadren si contrassero sui braccioli della sedia.
-Gli unici ribaldi
qui siete voi, Arshard. Morlas, non ce l'ho con te. Tu hai tutto il
mio rispetto.- rimbeccò Mowol annodando le maniche della casacca
-Noi siamo in guerra!- gridò sbattendo una mano sul tavolo. La coppa
di birra si rovesciò addosso a Mezzocorno, che scostò la sedia
tirando una sonora imprecazione.
-Trugo hun.-
-No, te jor'.- lo
fermò l'orco -Saremo crudeli, selvaggi, poveracci che vivono di
scambi e caccia, ma abbiamo più onore di questa feccia.- continuò,
iniziando a riempire il sacco creato con il vestito con ogni pietanza
gli passasse fra le mani.
-Che stai facendo?-
domandò Aralieth disarmata -Gàlusa...- il fratello maggiore la
invitò a restare ferma e a zittirsi.
-Cosa sto facendo?
Quello che avreste dovuto fare voi. Da dove arriva questa roba?
Quanto è costata?- riprese brandendo un pezzo di succulento montone,
che sbatté nella casacca -Miele.- disse mostrando le dita
impiastricciate -Addirittura condite la carne con miele e spezie. Io
adesso riempio tutta la sacca con questa roba e la porto ai miei
uomini.- dichiarò palesando le proprie intenzioni ai generali e agli
Arshard, tutti ammutoliti.
-Mowol, siamo
ospiti...-
-Chadrim, siamo in
guerra. Noi orchi siamo carnivori, ma ci siamo abbassati a mangiare
la stessa brodaglia che ingurgitano elfi, nani e umani. E sai perché?
Perché i tecnomanti non ce li fate cucinare. Non volete che
cuciniamo quelli, ma vi permettete di sprecare carne dandola a gente
che non muove un dito per questa guerra, che ha addirittura dei
servi? 'Fanculo, dico io.- sbottò mollando un calcio al tavolo.
Morlas si nascose il viso fra le mani, non voleva vedere dove sarebbe
degenerato tutto ciò.
-Noi abbiamo fatto
molto per questa guerra. Tamrak la abbiamo costruita noi, orco.- per
quanto severo e stizzito, il tono di Vyerr mantenne una compostezza
che Ruhair non si attendeva. Mowol mollò la sacca, muovendo un passo
minaccioso, ma venne bloccato dal mnitir, che lo trattenne per un
braccio.
-Calmo, calmo.-
sussurrò Chadrim.
-Li difendi?- grugnì
l'orco.
-Un attimo, fidati.-
lo implorò l'elfo, temendo di non riuscire a riparare alla
situazione. Sapeva di star riuscendo a trattenerlo solo perché,
evidentemente, trugo hun ancora non voleva davvero dar sfogo alla
rabbia.
-Va bene elfo, ma
non abusare della mia pazienza.-
-Morlas, posso
andarmene?- ironizzò Mezzocorno, abbattuta e rattristata almeno
quanto Arconero.
-Pregherei di
calmarci tutti.- riprese il te jor'Gheréon con decisione. Gelò la
protesta di Yuiia con uno sguardo impassibile -Pregherei anche di
smetterla con le frasi velenose e con le prese di posizione.- disse,
riferendosi alla madre di Morlas e al trugo hun. Alle sue parole,
Gàlusa tornò a sedere. Qualcuno di ben più autoritario di lui
aveva preso in mano la questione, ormai era inutile restasse in
piedi. Sospirò e si avvicinò un pezzo di pane -Siamo immensamente
onorati di aver ricevuto il vostro invito, trugo hun per primo,
perché gli avete dimostrato un rispetto che non tutti gli elfi gli
tributano.- il mnitir pregò con tutto sé stesso che Mowol restasse
zitto e, per una volta, gli Dei sembrarono ascoltare la sua supplica
-Ma l'onore dell'invito è più che sufficiente, non vi era davvero
bisogno di un banchetto tanto fastoso. Per dieci persone è anche
troppo.- ora veniva la parte più difficile, il difendere la
posizione del generale davanti alla gelida cortesia di Vyerr Arshard
-Perdonatemi per l'egoismo, ma sarei orgoglioso di condividere la
cena con le mie truppe.- la frase gelò il capo famiglia e Yuiia, che
trattenne il fiato. Un nobile si era appena piegato a domandare
perdono e a darsi dell'egoista, ma quella non era una vittoria per
gli Arshard, bensì un'onta, perché il sottinteso era chiaro.
Avrebbero dovuto riparare e in modo consistente, non con vuote
parole. Se altri nobili avessero saputo della frase del te
jor'Gheréon la loro famiglia sarebbe stata malvista e caduta in
disgrazia. La mano di Yuiia si strinse su quella contratta di Vyerr,
che sottrasse la propria al contatto, alzandosi a sua volta.
-Non dovete farvi
perdonare di nulla, eccellenza.- vincendo il proprio orgoglio, l'elfo
si inginocchiò e tenne il capo chino -Siete tutti voi che dovete
perdonarci.- l'accento secco nelle sue parole convinse anche la
moglie e Aralieth a prostrarsi. Gàlusa, invece, restò al suo posto,
in attesa -Figli.- li richiamò l'Arshard, vedendo che né il
primogenito, né Arconero sembravano intenzionati a imitarli.
-Prima che un
Arshard, sono un generale. Quindi immagino abbiate offeso anche me.-
rispose Morlas con noncuranza.
-Sono un soldato.-
gli fece eco Gàlusa, scambiando con lui un cenno di intesa -E anche
Aralieth è un soldato. Sorella, alzati ti prego.- la invitò
gentile.
-Mi sento in dovere
di restare in ginocchio, perché mi dispiace che trugo hun Mowol si
sia risentito. Non volevamo essere sgarbati con lui o con le truppe.-
replicò accorata l'elfa. L'orco sembrò realmente colpito dalla sua
affermazione, ma preferì tacere. Non aveva compreso cosa Chadrim
avesse fatto, ma sicuramente aveva funzionato.
-Con il vostro
permesso, se ci siamo tutti calmati, vado a prendere delle ceste.-
disse Morlas approvando la quiete gelida scesa sui presenti, comunque
migliore del fervore di poco prima.
-Ti aiuto,
Arconero.- dichiarò Ruhair, affrettandosi ad alzarsi per seguirlo.
-Mowol, se sei
soddisfatto, possiamo domandar loro di levare.- suggerì il te jor'
tirando fiato.
-Levare che?-
-Alzarsi.- corresse
Hadren, restato in silenzio fino a quel momento. Allentò la presa
sui braccioli, ma ancora non riuscì a rasserenarsi.
-Facciano come
vogliono.- replicò il combattente -Vengo anche io con te, Arconero.-
aggiunse, seguendo Mezzocorno e l'elfo, che proprio in quel momento
stavano lasciando la sala da pranzo. Fu ben felice di lasciarsi alle
spalle il banchetto degli Arshard -Suggerisco di fare una visita
anche ai magazzini. Secondo me hanno più di quello che serve loro.-
-Di sicuro.-
ironizzò Morlas, guidandoli fra i corridoi. E dire che era stato
così felice di tornare a Tamrak.
-Arconero, ma sei
sicuro di essere figlio loro?- rise nervosa la woddor.
-Sì.-
-Chiedo, perché
l'uso del cervello è diverso.-
-Molto.- approvò
Mowol.
-Non dategli peso
più di tanto. A conti fatti, le loro provviste aiuteranno, ma non
saranno risolutive. Non che non sia d'accordo con te.- si affrettò
ad aggiungere verso l'orco -Solo che non saranno risolutive.- ripeté
fra sé e sé -Comunque potevi evitarci tutto questo.-
-Voi mangiate sia
carne che verdure, noi siamo carnivori. Ingurgitando solo brodaglia,
le mie truppe si stancano di più e fanno di meno, manca la forza e
siamo inutili da deboli. A me non piace quando qualcuno non aiuta.-
-Mi dispiace.-
Mezzocorno corrugò le folte sopracciglia. Non aveva mai riflettuto a
fondo sul problema dell'alimentazione dei soldati, ma ora che Mowol
aveva portato alla luce il fatto, non poteva dargli torto -Potevi
farcelo presente, però.-
-Noi non ci
lamentiamo. Siamo tutti nella stessa situazione, lagnarsi sarebbe uno
spreco di energie, ma quando vedo certe cose...- brontolò l'orco
-Qua hanno di tutto e di più, ma i soldati contano più del popolo
in una guerra e sempre e comunque più dei riccastri.-
-Grazie ad Ehirys è
andato tutto bene, allora.- sospirò Morlas scrollando il capo. Sceso
nelle cucine, ignorando i cuochi, affidò ai compagni alcune ceste,
facendo strada verso i magazzini. Solo quando tornarono in corridoi
vuoti e silenziosi tornò a parlare -Però dovete riconoscere che
hanno fatto un ottimo lavoro con l'avamposto, quale sia il motivo
recondito per cui lo hanno fatto.- perché lui sapeva che c'era
qualcosa oltre la volontà di aiutare.
-Sì, è indubbio.
Tamrak è l'unico posto vivibile in un raggio di miglia e miglia.-
commentò Ruhair -Però non condivido l'ostentazione degli Arshard e
non mi sento di dar torto a trugo hun.-
-Non ho detto che ha
torto, infatti.- sbottò l'elfo -Io non sono come loro.-
-Questo ci era
chiaro, Morlas, davvero.- la Anxban gli diede una pacca amichevole,
incoraggiandolo a non lasciarsi toccare troppo dalle loro parole.
-Tre magazzini, tre
individui. Buona caccia.- disse Mowol indicando le tre porte davanti
alle quali Arconero li aveva condotti -Mi raccomando, più carne
possibile. E per Ethnara, con tutto con questo ben degli Dei la
guerra la vinciamo davvero prima di brumoso.- grugnì una grassa
risata, che strappò uno sguardo costernato all'elfo e alla nana.
Entrata nel
magazzino, Ruhair si guardò intorno. Le dispense erano cariche di
barattoli di conserve e frutta. Quarti di animale erano appesi a
ganci, sacchi di grano e riso erano gettati a ridosso delle pareti.
Sembrava davvero che gli Arshard avessero più cibo di quanto
servisse loro, la caccia sarebbe stata buona proprio come trugo hun
voleva. Tuttavia, c'era qualcosa che non andava. Mezzocorno continuò
a spostare lo sguardo da un angolo all'altro, tentando di capire cosa
vi fosse di fuori posto. Eppure, alla luce azzurrognola delle pareti
incantate tutto sembrava in ordine.
-Stai diventando
superstiziosa.- si disse, spingendo una cesta al centro della stanza
e iniziando ad armeggiare con il pezzo di bue infilzato sul suo
gancio. Un fruscio alle sue spalle le fece mollare la carne, voltarsi
e sfoderare il pugnale. Se c'era una cosa che la guerra le aveva
insegnato, era a non sottovalutare i rumori -Chi c'è?- ringhiò,
senza vedere anima viva. E neanche anima morta, se era per quello
-Mostrati.- incalzò, roteando la piccola ascia da lancio fra le
mani.
-Lo so, è inutile,
ma non posso farne a meno.- il silenzio fu rotto da una voce che,
però, non sembrava rivolgersi a lei -No, non farò spezzare il
legame.- aggiunse e Ruhair vide la sua figura iniziare a emergere
dall'oscurità di un angolo. Sembrava una donna umana, ma i contorni
erano indefiniti e vibravano, sfocandosi e riformandosi -Non voglio
farti del male, non sono una...- prima che potesse concludere la
frase, Mezzocorno la aveva caricata, piantandole l'accetta nel
cranio. La figura svanì, a terra non cadde nessun corpo, nessuna
goccia di sangue fu versata.
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