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lunedì 8 giugno 2015

Tips per affrontare la scrittura di un testo

Quindici racconti e un centinaio di pagine dopo, mi trovo a supplicare di essere uccisa, picchiata, mi trovo a pregare che mi esplodano gli occhi.
Quando ho accettato di fare da giudice a un concorso letterario, MAI avrei pensato di dovermi confrontare con questa dura realtà: la gente che ad un concorso per racconti non manda racconti, bensì tentativi di omicidio alla lingua italiana. Dovrebbero essere processati per induzione al suicidio della giuria.
Io mi chiedo: ma come si fa? Come si fa a mandare ad un concorso della roba che non raggiunge neanche il livello minimo: la correttezza ortografica e sintattica. Perché non si riesce a concedere neanche questo punto? Perché siamo costretti a leggere roba che palesemente non è neanche stata riletta!
Perché tu, piccolo autore in erba, hai lì un racconto da un anno e mezzo, e non ti è mai balenata in mente l'idea di rileggerlo e correggerlo? Perché? E che non ti venga in mente di rispondermi “ma io lo ho riletto”, perché in questo caso sarebbe ancora peggio.

Nonostante tutto, però, sono una persona di indole buona e altruista, e mi asterrò dal chiedere l'indirizzo di queste persone per mandar loro un pacco bomba, ma mi prodigherò invece in un post che raccolga qualche consiglio su come scrivere... beh, su come scrivere qualsiasi cosa.
Indubbiamente il libro, il racconto, la poesia, l'articolo, la sceneggiatura e il post su un blog hanno metodi e trucchi diversi, che si imparano con il tempo e con la pazienza, ma la base – quella vera – resta in tutti i casi la stessa.
Esploriamo insieme questo magico mondo e cerchiamo di rispondere alla domanda: come si scrive bene?

Intanto, qualche semplice regola:
0 – Scrivete in italiano, non in itagliano; vi prego: è essenziale. Oppure, se vi trovate più pratici con la lingua inglese, o con un'altra lingua, usate quella... ma rispettatela. Non sono ammessi stupri alle regole grammaticali e sintattiche della lingua utilizzata. Se partecipate ad un concorso per testi in italiano, scrivete in italiano. Punto. C'è chi ce la fa a mancare questo punto? Sì, tutti quelli che scrivono in itagliano.
1 – Vi sembrerà strano, ma quello che alle elementari le maestre vi hanno insegnato è valido: l'articolo indeterminativo femminile “una” si contrae in “un'” davanti alle parole femminili che iniziano per vocale, se manca l'apostrofo è un aggettivo indeterminativo maschile, che non si usa davanti a parole femminili!
2 – Che grande mistero! Qual è si scrive senza apostrofo (qual'è NO, NO, NO!). È un po' scomodo, lo capisco, è un po' scomodo perché in un qualche momento negli ultimi vent'anni si è iniziato a scriverlo con un irragionevole apostrofo, ma si scrive qual è.
3 – In questo punto ci stacchiamo un pochino da quello che ci hanno insegnato le maestre. La congiunzione “e” diventa “ed” SOLO davanti a parole che iniziano per “e”. Questa è una regoletta che potrebbe rientrare fra i tips per un buon editing, infatti “ed” davanti a parole che iniziano con qualsiasi vocale non è sbagliata, semplicemente affatica la lettura, rendendola pesante, pallosa, ostica.
4 – In linea generale, davanti alla disgiunzione del “ma” ci va una maledetta virgola! Usate quella maledetta virgola! Mettetela! Le eccezioni sono pochissime. Recentemente l'Accademia della Crusca ha accettato l'utilizzo di “ma” anche ad inizio frase, per sottolineare un periodo in contrasto con il precedente: in questo caso, è chiaro, che prima del “ma” ci va un punto. L'altro caso in cui si omette la virgola è quello in cui il “ma” disgiuntivo viene utilizzato per opporre coppie di concetti contrastanti in una elencazione (es. “Era un uomo basso ma piacente, esile ma atletico, ben vestito ma non sgargiante”), questa forma comunque è da limitare.
5 – Ai fruitori dei manuali di D&D sembrerà una rivelazione della ultim'ora, un'eresia da parte di questo blog, ma dopo i due due punti la lettera va minuscola. Minuscola, ok? Mi-nu-sco-la. Stessa cosa dopo il punto e virgola. Sì, ho visto anche questo.
6 – Sembrerà strano, ma è neccessario mantenere per il dialogo sempre la stessa punteggiatura, e non alternare doppio apice (“) con virgolette (<<) o trattini (-). Scegliete una forma, e che quella sia, oppure il lettore viene disorientato dai vostri cambi, e non capisce quando si tratta di dialogo e quando, invece, di pensiero o di un vostro astruso modo per sottolineare una certa parola. In generale, comunque, si utilizzano i trattini o le virgolette per il parlato, e il doppio apice per il pensiero (qualora non si scelga, per il pensiero, di utilizzare semplicemente il carattere corsivo o il descrittivo).
7 – Concordanza soggetto e genere degli aggettivi (e, in generale, di tutte le parti della frase): se il soggetto della frase è di genere femminile, allora si usa “le”, non “gli” (es. “Le disse che...”), altrimenti il vostro soggetto è, alla meglio, buttato nel cesso insieme al vostro scritto. Ci piacciono le drag queen, ma anche a loro ci si riferisce con una forma ben precisa: femminile. Non mischiate le cose, l'effetto è sgradevole e da l'impressione che siate dei perfetti incompetenti.
Con singolare e plurale vale la stessa cosa. Se siete in dubbio, analizzate la frase. Una cosa tipo “La frase e il gesto rivela una strana aggressività” ha come soggetto “La frase e il gesto”, quindi un plurale e il verbo deve essere al plurale.
8 – La coerenza va mantenuta anche per i tempi verbali: se iniziate a raccontare con un tempo verbale, che tutti gli altri siano in accordo. Il consiglio è di non raccontare mai al presente, vi incasina le cose e basta. Non imbarcatevi su passati remoti, trapassati remoti passati, presenti, mi sa il cavolo: nessuno studia a tavolino l'utilizzo di queste forme verbali, piuttosto pesanti, nei propri scritti. Utilizzate il comodo imperfetto e accordate i verbi di conseguenza. Soprattutto, non saltate da un tempo verbale all'altro nell'arco della stessa frase! Se c'è un motivo per cambiare il tempo verbale da un paragrafo all'altro, perché state narrando qualcosa successo molto tempo prima, potrebbe essere interessante un doppio invio, piuttosto che lasciare i due paragrafi attaccati.
9 – I congiuntivi: se li usate, usateli bene, ma sappiate che ci sono contesti in cui servono per forza, quindi adeguatevi.
10 – Virgola “e”: NO, NO, NO! O meglio, con parsimonia. Al contrario di quello che succede in molti libri (su tutti, quelli della Troisi, cui invidio tutto, ma non l'editing) la virgola anteposta alla congiunzione “e” è un errore. È una forma che può essere accettata con parsimonia e solo se ha veramente un senso. Viene accettata, come per l'inglese, nel caso di frasi del tipo “Dillo a tuo padre e a tua madre, e anche a tua sorella se vorrai”. Oppure, più raramente, nel caso di elenchi, per intendere anche l'ultimo termine (quello preceduto da “e”) come parte dell'elencazione.
11 – Usate gli stramaledetti DIALOGHI! Parlo per esperienza: usateli, alleggeriscono, vi rendono tutto più semplice. A meno che nel bando non sia specificato altrimenti, in un racconto tanto quanto in un ciclo di romanzi di 12 libri i dialoghi sono fondamentali. Non partorite MAI uno scritto senza dialoghi, a meno che non sia abbastanza breve (massimo 5000 caratteri) da non annoiare il lettore. Inoltre, l'assenza di dialogo costringe all'utilizzo di forme italiane che attirino l'attenzione, che non tutti sono in grado di padroneggiare a dovere: se li omettete, tenete conto di includere una scrittura smaliziata e accattivante, parole fresche, frasi brevi e d'impatto. Ma niente è come il giusto scambio di battute nel tunnel di un metrò dopo aver succhiato il sangue di una puttana. Parlo per esperienza, di nuovo. Il dialogo è la vostra carta jolly: farete bene a stampigliarvelo in fronte.
12 – Gli imperativi non sono solo il modo con cui vostra madre vi ordina di mettere le mutande a lavare, sono un tempo verbale della lingua italiana, ma se scriverete “Da questo a Lara” è sbagliato, mentre è corretto “Da' questo a Lara”. Nella forma imperativa, alcuni verbi subiscono l'elisione dell'ultima vocale (da', fa', ecc): ricordatevene, se non volete scrivere preposizioni semplici o note musicali.
13 – Rileggete ad alta voce. Lo so, non siete più alle elementari, ma rileggere ad alta voce non è un'opzione, è un DOVERE. Leggere a mente, siccome la mente è ingannata dal preconcetto di aver scritto bene, spesso non aiuta a trovare tutti gli errori che vi indicherò qui sotto e tende a correggere direttamente lo scritto, sia per quanto riguarda gli errori di digitazione, che per quanto riguarda la sintassi astrusa. So che rileggendo ad alta voce potreste essere in imbarazzo nel sentire quante stronzate avete scritto, ma è proprio il punto: se vi sentite a disagio, c'è qualcosa che non va, o nel soggetto della storia, o nel modo in cui la avete scritta. Provvedete a capire e a correggere, non passateci su.


Grazie al punto di cui sopra, dovreste accorgervi anche di:

14 – Inversione soggetto, verbo, complemento: vi prego, scrivete nell'ordine giusto! Invertire va bene una volta ogni tanto per sottolineare una parola in particolare o dare un tono leggermente arcaico ad una certa parte di frase, ma se lo fate con frequenza sembrate diventate odiosi snob della letteratura, del genere che gli editor fustigherebbero da mattina a sera.
15 – La quantità di subordinate: se ne mettete troppe si perde il filo... e poi, a meno che non brandiate la sintassi come Palpatine controlla la Forza, siete sicuri di saperle gestire? Nessuno è in grado di gestire più di 3 o 4 subordinate e, comunque, anche se ben gestire appesantiscono la lettura. Lasciate respirare i lettori.
16 – I termini desueti: uno ogni tanto, se l'ambiente lo permette, altrimenti sono evitabili. Se volete fare sfoggio del vostro italiano, fatelo usando termini precisi e mirati quando servono, senza girare intorno ai concetti.
17 – la formattazione! Anche se non richiesta è la faccia con cui vi presentate agli editori e fa tanto, ve lo assicuro. Un testo pulito, giustificato, con sempre lo stesso carattere, magari l'interlinea e i margini strutturati per creare una cartella standard è qualcosa che fa fremere di piacere chi se lo trova fra le mani: denota cura e, soprattutto, competenza (conoscenza dei requisiti minimi dell'editoria). [Di solito un testo deve essere scritto in Times New Roman 12, giustificato, interlinea 1.5, margini alto e basso 2.8cm, margini destro e sinistro 2.5cm; consiglio di scrivere sempre in nero, con eventuali titoli grassetti, anche colorati (ma con toni scuri e non improbabili). Mettetevi in testa che dovete agevolare la lettura, non affaticarla, e agli editori voi DOVETE dare la pappa pronta, non indurli ad un prematuro suicidio.]

Infine:

18 – Per gli Dei, usate un editor di testo che abbia come strumenti: conteggio parole e battute, sottolineatura dei termini sbagliati, possibilmente includete nella visualizzazione i caratteri speciali non stampabili, antipatici puntini fra una parola e l'altra e “p” al contrario che vi faranno vedere immediatamente doppi spazi e invii. Questi caratteri non dovrebbero essere opzionali per un buono scrittore, ma la regola, anche se sono antipatici. Uno scritto senza doppi spazi o invii ingiustificati si presenta molto meglio di uno totalmente sregolato, e la prima impressione conta molto.

Postille:

19 – Se partecipate ad un concorso, leggete il regolamento e, per tutti gli Eterni, RISPETTATELO! Se ci sono massimali e minimali di battute, dovete stare dentro quelli. Se è richiesta un'ambientazione particolare, tenetene conto. Se c'è un soggetto, non andate fuori tema. Se devete formattarlo in un certo modo, fatelo.
20 – Se dovete inviare il vostro manoscritto a una casa editrice, informatevi su quali sono i suoi requisiti e, di nuovo, RISPETTATELI! Non importa se li capite o meno, se condividete o meno: loro sono gli editori, voi gli autori esordienti; prendete quindi come regole rigorose i termini formali fissati da loro.

Ci sarebbero miriadi di altri dettagli, ma sono specifici, possono saltar fuori come no, vanno da persona a persona. Ognuno ha i suoi difetti nello scrivere: il punto è capirli e limitarli, aggirando gli ostacoli. Noi per capirli ci abbiamo messo troppo, ma alla fine ce la abbiamo fatta – anche se, è ovvio, la scrittura è un processo in continua evoluzione, si cambia come si cambiano gusti e che va modellata anche sul genere che si scrive e sulla tipologia di testo.
Comunque, non scoraggiatevi, accettate le critiche, vagliatele, applicatele, e andate avanti.

- Lucrezia, Elena

domenica 7 giugno 2015

Ciò che voglio veramente

Loki&Thor: Fratelli di Sangue
 
Capitolo 6: Ciò che voglio veramente

Il tramonto stava calando su Jotunheim insieme ad una luminosità biancastra. Tutto, pian piano, stava venendo immerso nell'ultimo bagliore abbacinante, prima che la notte calasse, e il ghiaccio e la roccia diventassero neri.
Anche nel gelido regno di Jotunheim le stelle brillavano nel cielo e una figura solitaria, avvolta in un'ampia cappa grigiastra e seduta fra le macerie di una vecchia torre di guardia, osservava i primi pallidi lucori rischiarare la volta celeste. Su quella cengia isolata non restava altro da fare, se non godere del piacere del silenzio.
La quiete venne rotta da un rumore di zoccoli. Un cavallo si era lanciato al galoppo lungo la cresta e, per ignorare il pericolo di scivolare nel crepaccio, il cavaliere doveva avere davvero molta fretta.
-Notizie... notizie da Asgard!- tuonò la voce cavernosa del messaggero. L'uomo spostò la lancia che stringeva e continuò a gridare a perdifiato -Loki Laufeyson ha deposto il Padre di Tutti...- la figura ammantata si voltò a fissare il corridore -...ora è Loki a regnare. Notizie da Asgard!- proseguì, superando la cengia e lanciandosi verso il tratto discendente di costone.
-Loki...- mormorò con un brivido la figura ammantata. Si alzò, iniziando a camminare con passi sicuri, avviandosi a ritroso lungo la strada percorsa dal cavaliere.

Anche ad Asgard il sole era ormai vicino all'orizzonte e la pietra del palazzo reale aveva assunto un tono rossastro, sanguigno.
-Mio signore... non mi aspettavo...- balbettò un corpulento mercenario affrettandosi a chinare il capo davanti a Loki.
-Le mie scuse, carceriere. È mio desiderio rendere visita a mio fratello.- ribatté il sovrano scendendo alcuni gradini. Il soldato lo fissò incerto, tentato dal dire qualcosa. Infine scrollò il capo e rivelò la botola che conduceva ai piani ancora inferiori.
-Come desidera il mio signore, ma temo che non vi offrirà gran compagnia.- l'uomo afferrò una torcia e iniziò a scendere -Non una parola è uscita da quelle labbra tumefatte da quando è stato condotto quaggiù. Mi auguro possa recuperare presto un po' di carattere o la sua esecuzione sarà uno spettacolo alquanto noioso.- commentò lasciandosi andare ad una breve risata. Loki sbuffò.
-Esecuzione! Perché tutti quanti si aspettano da me la sua fine?-
-Chiedo perdono, mio signore. Non sono certo degno di indovinare la vostra volontà.- si affrettò ad aggiungere il mercenario.
Il soldato continuò a tenere alta la torcia. La luce si rifletteva sull'umidità delle pareti e più scendevano, più l'acqua si addensava sui gradini e negli anfratti della roccia, a volte scorrendo in rivoli, altre gocciolando dal soffitto. La scala era molto lunga, un'ennesima misura di sicurezza voluta dai primi costruttori del palazzo reale per ostacolare la fuga di quanti, rinchiusi nel livello più basso, fossero riusciti a liberarsi dai ceppi. Ma Thor, Loki lo sapeva bene, era troppo provato dalla sconfitta per poter riuscire a spezzare i vincoli. Da quella scala non sarebbe mai risalito da solo. Mai.
-Ecco la cella del figlio di Odino, mio signore.- la voce del carceriere spezzò le riflessioni del Mistificatore -Desiderate entrare? Vi assicuro che in lui non è rimasto nulla che possa rappresentare una minaccia per voi.-
-Anche se fosse non avrei certo esitato.- replicò il sovrano assottigliando lo sguardo. Faticava a controllare la rabbia, strinse la mano attorno alla lancia -Ti dimentichi, carceriere, che sono io ad aver sconfitto mio fratello, e non il contrario.-
-Ancora una volta vi chiedo perdono, mio signore.- l'uomo si inchinò.
-Concesso, e ora lasciami, per il momento desidero soltanto osservare, ma dammi quelle.- Loki strappò l'anello di chiavi dalle mani della guardia, congedandola con un'occhiata dura. Ascoltò i passi allontanarsi e fece scorrere il pannello dello spioncino. Appoggiò le mani sulla porta, osservando all'interno.
Buio, tanfo di umido e urina. L'acqua gocciolava insistente con un suono irregolare, soverchiando il più lieve cigolio proveniente dalle catene. Già, le catene. Dopo che aveva arrestato Thor con la magia, ci erano voluti una decina di mercenari per trattenerlo e legarlo ai ceppi con cui lo avevano trascinato nella cella e ora il Dio del Tuono era completamente bloccato, costretto sulle ginocchia ferite.
Bloccato, sanguinante e incosciente, rifletté il Laufeyson. Non c'era niente in quella figura che potesse testimoniare la forza del guerriero che era stato. Ora era un prigioniero, un ostacolo per la corona e, a breve, sarebbe stato anche un morto. Il primo e l'ultimo, sperò.
Loki sentì di nuovo la rabbia crescere, con un grido sbatté le mani sulla porta. Solo la propria morte, o quella di Thor avrebbero spezzato il cerchio? Come poteva esserne sicuro?
Il Dio degli Inganni si voltò verso i gradini. Salì i primi, poi pestò a terra la punta del bastone. Il colpo rimbombò cupo. No, era sceso con l'intenzione di parlare a suo fratello, non con quella di scappare un'altra volta. Da quando la guerra era iniziata non si erano scambiati più che insulti, ma ora – ora che Hela pretendeva il proprio premio – aveva bisogno di capire.
Tornò indietro e infilò con foga le chiavi nella toppa. Quattro scatti metallici e la cella si aprì. Scostò la porta con lentezza, temendo quello che avrebbe trovato, ed entrò in silenzio, chiudendosela alle spalle.
-Fratello.- sussurrò incerto, abbassando lo sguardo. In un angolo non troppo recondito della sua anima, gli schiaccianti eventi che aveva messo in moto lo disorientavano. Nell'arco di poco era passato dalla sicura posizione di manipolatore all'ombra dell'amato Thor, a quella di osteggiato re di Asgard, un ruolo che si stava rivelando più fastidioso del previsto. Ma aveva ancora il controllo della situazione, questo pensiero gli rese il solito sorriso arrogante -Fratello!- chiamò con più forza.
-Acqua...- farfugliò il Dio del Tuono agitandosi nell'incoscienza.
-Stupido scimmione.- il sorriso divenne incolore. Loki impugnò la lancia di Odino con la mancina e lasciò che il potere di Jotunheim fluisse dentro di lui. Lentamente le dita della mano destra divennero blu e la mutazione si arrampicò pian piano lungo il braccio, la spalla, il collo, ricoprendo metà del suo viso. L'umidità dell'aria si condensò in brina, poi in cristalli di ghiaccio. Era tentato di scagliargli in faccia la massa solida, ma Thor aveva chiesto acqua. Li lasciò sciogliere di nuovo e mosse il braccio in un gesto rapido.
L'acqua investì il prigioniero con tutto il suo pungente gelo e il guerriero si riebbe con uno scatto. La sorpresa si mutò presto in furia quando incrociò gli occhi del Mistificatore, uno verde e l'altro rosso brillante.
-Lurida serpe.- ringhiò Thor strattonando le catene senza successo. Loki sospirò, lasciando che il potere da gigante del ghiaccio si disperdesse -Stirpe maledetta!- sbraitò mentre la pelle del fratellastro tornava del solito colore.
-Non sprecare fiato in ringraziamenti.- replicò atono, stringendo la mano all'asta della lancia.
-Avvicinati, così posso porgerteli i miei ringraziamenti! Vigliacco traditore.-
-Thor, sono qui per parlare con te, non per insultarci...-
-La tua esistenza è un insulto!- gridò il guerriero tirando le catene. I rostri entrarono nella carne, strappandogli un gemito di rabbia e dolore.
-Se tu stessi fermo...-
-Stai zitto!-
-Dove la trovi tutta questa energia? Stavi morendo fino a qualche istante fa e ora... ti faccio bene, quindi?- il Dio degli Inganni ricambiò con un'espressione spenta, lasciandosi andare all'ironia, l'unico scudo possibile contro le invettive di Thor.
-Dove sono gli altri? Cosa hai fatto loro? Sif? Dov'è Sif?-
-Sif.- Loki si pentì di non averlo colpito con il ghiaccio. Strinse le labbra, si aggirò per la cella e, dopo aver scelto un punto più pulito degli altri, materializzò uno scranno. Si sedette pesantemente, fissando il fratello -Non mi chiedi come sta il regno, né come stiano tuo padre e tua madre, ma mi domandi della nobile Sif.- sputò le parole con sprezzo. Il Dio del Tuono strinse lo sguardo -Cosa pensi le sia successo?-
-Lei è la guerriera più abile di Asgard, nel tuo piano malato sarà stata sicuramente la prima da uccidere. Dimmi, serpe, ti sei fatto un cuscino con la sua chioma?-
-Sarebbe stato cattivo gusto sprecare una preziosa chioma nanica per farne un cuscino.- la stupidità del combattente gli strappò una lieve risata, ma non gli restituì la quiete -È ancora viva, ma cosa temi le sia stato fatto?-
-Loki.- ringhiò Thor agitandosi ancora, incurante delle ferite sempre più profonde. Aveva il cuore in tumulto. Sif era fondamentale per la sicurezza del regno almeno tanto quanto Heimdall il Guardiano, o forse di più. Se il Dio del Tuono fosse morto, ma lei fosse restata in vita, le truppe non avrebbero esitato a seguirla se avesse reclamato il comando per riprendersi il trono di Asgard. Se entrambi fossero morti, invece? Ed era la sua migliore amica, questo gli bruciava ancora di più. Di tutti i suoi compagni, chi era ancora vivo? Chi era stato ucciso? Chi stava venendo torturato o oltraggiato, mentre lui era lì, in quella cella, ridotto all'impotenza? -Dimmi cosa hai fatto a Sif, dimmi cosa hai fatto a tutti!-
-Cosa temi le sia stato fatto?- ripeté l'Ingannatore con tono subdolo.
-Loki!-
-Thor. Conosciamo i nostri nomi. Rispondimi, cosa temi le sia stato fatto?-
-Potresti averle fatto qualsiasi cosa... conoscendoti, non ti limiteresti mai a rinchiuderla.-
-Fratello, la mia domanda è specifica. Comprendo sia difficile per te capirlo, ma io vorrei sapere cosa hai paura che io le abbia già fatto o fatto fare. Non dimentichiamoci che alle mie dipendenze ci sono dei mercenari. E Amora.-
-Le hai rubato di nuovo la chioma...- biascicò con vergogna. Lui era lì, impotente. Quel pensiero era così forte da stordirlo.
-E poi?- incalzò Loki. Gli occhi verdi brillarono bramosi.
-L'hai posseduta...-
-Non offendermi!- sbottò il sovrano agitandosi nervoso sullo scranno -O almeno non offendere nostra madre.- Frigga, solo pensarne il nome gli faceva male. Prima o poi avrebbe dovuto confrontarsi anche con lei e temeva quel momento più di qualsiasi altro.
-Ma non ti faresti scrupoli a darla in pasto ai tuoi soldati.- Thor sputò contro il fratellastro. Il Dio degli Inganni mosse una mano per pararsi con la magia, ma lasciò perdere. Sangue e saliva lo colpirono sugli stivali.
-Ottimi consigli.- sorrise pallido il Mistificatore -Visto che mi sento a disagio al solo pensiero di farlo io, bisognerà pur trovare qualcuno in grado di chiuderle quella bocca.- a Thor sembrò mancare il fiato.
-Tu non...-
-Oh, sì. Pensavo di disarmarla, farla picchiare un po' e regalarla ad Amora. Lei la odia da... beh, da sempre, in particolare da quando la hai preferita a lei. Dovrò deludere l'Incantatrice, temo.-
-Loki...- il tono del Dio del Tuono era stentato -Ti prego, Sif è...-
-La peggiore?-
-Cosa?-
-La peggiore fra i tuoi amici, quella che si è sempre sentita in dovere di allontanarci. Quella che ci ha fatto arrivare a questo.- la rabbia, eccola di nuovo. Strinse le dita al bracciolo dello scranno, fissando il fratello con durezza. Sembrava stupito, frastornato, confuso almeno quanto lui.
-Tu ci hai fatto arrivare a questo punto!- esplose Thor -I tuoi inganni, le tue insinuazioni, il tuo odio! Quelli ci hanno portato a questo! Per cosa? Per governare un regno che non ti rispetterà mai?-
-Io.- sibilò il Dio degli Inganni. Rise gelido -Io, vero? Io ero felice. Avevo un padre, una madre che mi adorava, un fratello che mi amava. Come non essere felici? Tu parli di inganni, ti lamenti di aver subito i miei inganni... e non ti sei mai chiesto chi è stato il primo ad essere ingannato.-
-Nostro padre...-
-No, tuo padre!- urlò Loki alzandosi di scatto. Coprì rapido la distanza che lo separava dal fratello e puntò la lancia contro la sua gola -Nostra madre, tuo padre.- sussurrò freddo -Sai chi è stato il primo a venire ingannato? Io.-
-Odino non te lo ha detto per proteggerti.- scandì Thor. Da secoli litigavano sempre sullo stesso dettaglio e, di nuovo, nonostante Asgard fosse ormai soggiogata da un usurpatore, si riproponeva la stessa discussione. Era questo che voleva Loki? -Nostra madre non è l'unica che ti ha sempre voluto bene, anche Odino era affezionato ad entrambi. Ad entrambi! Eravamo principi a cui prima o poi sarebbe spettato il trono e, per quel che mi interessa, sarebbe stato tuo. Anche Frigga sarebbe stata contenta, e pure Odino. Finalmente un non guerriero sul trono, ma qualcuno che avrebbe governato con acume. Ma ti sei lasciato mangiare dalla gelosia, dall'odio... sei... io non lo so cosa sei diventato, un cancro per Asgard.- non giunse nessuna risposta e Thor riprese parola -Tutti ti amavamo. Anche Odino.-
-Avrei potuto accettarlo.- mormorò Loki -Odino non me lo ha detto perché voleva usarmi e tu lo sai, ma lo avrei accettato se solo tu non te ne fossi andato in guerra da un giorno all'altro, lasciandomi indietro.-
-Avevi altre incombenze.- bofonchiò a denti stretti.
-Tu mi hai lasciato indietro.-
-Dovevi visitare il Regno delle Norne...-
-Tu mi hai lasciato indietro!- scandì l'Ingannatore. Il Dio del Tuono continuò a riservargli espressioni confuse -Mi hai lasciato da solo. Tu sei andato ad imparare la guerra, e io ad imparare la magia e quando ci siamo rivisti, tu mi hai lasciato da solo.-
-Ogni volta che festeggiavamo ero io ad invitarti...-
-E a prenderti gioco di me insieme ai tuoi amici. Dimmi, fratello, quante volte mi hai difeso dallo scherno della tua adorata Sif?-
-Scherzava, scherzavamo...-
-Credi che io non sappia come ti ha sempre messo in guardia nei miei confronti? Credi che non ho visto il tuo atteggiamento mutare inesorabile, facendosi sempre più sospettoso e distaccato? Solo perché quella biondona tutta muscoli ti diceva che avevo qualcosa che non andava, che la mia stirpe è maledetta e presto io sarei stato un pericolo. Prima mi hai insultato rinfacciando queste stesse cose, o mi sbaglio?- Loki scostò la lancia dal collo di Thor -Tornavi solo per chiedere il mio consiglio o aiuto per un'impresa che voi da soli, senza magia, non sareste mai stati in grado di compiere. E poi ti lamentavi insieme a Sif e ai tuoi amici che io non stavo facendo niente per Asgard, ignorando quanto invece mi stessi impegnando a tessere intrighi a favore del nostro regno e di tuo padre.- la delusione era cocente, i secoli non erano mai riusciti a smorzarla. Nella mente si era ripetuto molte volte quel discorso, ma esprimerlo ad alta voce generava più vergogna in lui di quanta, ne era certo, avrebbe generato ai responsabili. Non aveva fatto abbastanza, non aveva mai fatto abbastanza per incontrare l'approvazione di Odino e di suo fratello.
-Eravamo giovani.- mormorò Thor.
-Ora mi prenderò ciò che mi è dovuto.-
-Ti sei già impossessato del trono.-
-Che me ne importa del trono? È solo una sedia più scomoda di altre.- sogghignò il Laufeyson lasciando andare la lancia di Odino. L'arma, lo scettro regio, cadde con fragore, come il più inutile e insignificante degli oggetti.
-Allora cosa...? Cosa il Dio degli Inganni vuole più del trono di Asgard?- cercò di fingere scherno, ma dalle sue parole trapelò solo agitazione.
-Thor.- Loki scrollò il capo compatendo la sua ingenuità.
-Che vuoi?-
Il sovrano roteò lo sguardo e tolse la pelliccia, appoggiandola sullo schienale dello scranno. Aveva sperato davvero che quello scimmione di suo fratello riuscisse a capire che aveva già risposto alla sua domanda.
-Come molte altre volte, il tuo cervello non ci arriva, eh? Come molte altre volte.- ripeté Loki con amarezza. Diede un calcio all'asta della lancia, mandandola lontano e si avvicinò al prigioniero.
-Di cosa stai parlando? Basta con i tuoi giochetti, con i giri di parole e... e tutto quello che fai di solito.-
-Con te le parole sono proprio sprecate.- l'Ingannatore gli afferrò la gola. Lo costrinse a sollevare il viso. L'espressione del guerriero era stanca, rabbiosa, confusa. Ora Thor condivideva gli stessi sentimenti che lui provava da secoli. Non poteva permetterseli, si disse il Dio degli Inganni. Non poteva permetterseli, non dopo essere stato l'amato e incredibile Dio del Tuono che tutti avevano riverito per secoli. No, non poteva permetterseli.
Serrò la presa sulla gola, le unghie incisero la pelle, e premette con forza le labbra su quelle del fratello, coinvolgendolo in un bacio rabbioso.
“Cosa sta facendo?” si chiese Thor impietrito, senza la forza di respingerlo o almeno impedire alla lingua di Loki di farsi strada nella sua bocca. Non aveva mai preso in considerazione un'eventualità simile. Fratelli, fratellastri, nemici. Ora la stessa persona che si era alleata con la feccia dei Nove Regni per rovesciare Odino, lo stava baciando.
La situazione era talmente folle da togliergli le forze come mai gli era accaduto e, quando Loki finalmente si ritrasse, non riuscì a fare altro che fissarlo ammutolito, con ancora più confusione.
-Lo ho detto, con te le parole sono sprecate.- il sovrano gli lasciò la gola e tornò dritto. Tolse la tunica verde e nera, la appallottolò e la gettò sullo scranno.
-Fratello...-
-Ti garantisco che capirai appieno ciò che voglio.-

giovedì 14 maggio 2015

L'invasione delle serie tv

Sono sempre di più, sempre di più, sempre di più! E abbiamo sempre meno scampo, sempre meno scampo, sempre meno scampo.
In tutto il mondo vengono prodotte una tale quantità di tv series che è sempre più complesso starci dietro - e se oltre a starci dietro, devi pure calendarizzare una serie di articoli, il lavoro diventa immane. Il problema è che non mi settorializzo? No, non è vero: mi interesso soltanto di quelle fantascientifiche e fantasy, tutto il resto lo ignoro e se è commedia o sitcom neanche mi informo - tanto il mio interesse non avrebbe sbocco, al momento.
Insomma, al momento ho tipo cinque pagine di prodotti da considerare, capire, smistare e mettere in calendario. Abbattimento iniziale a parte, ho la ferma convinzione che la confusione derivi soltanto da una mancanza di ottimizzazione, dopo le cose andranno molto meglio. Resta che è ben difficile riuscire, nell'arco di una settimana, a seguire gli episodi di ogni cosa. Si farà un'ulteriore cernita, dunque.
Ma vista tutta questa mole di materiale la domanda sorge spontanea: è davvero necessario? No, perché se tutto quello che viene prodotto fosse necessario... certo, certo, si tratta di competizione fra canali, lo so. Però vedo buttate in televisione idee veramente pessime, storyline che ogni 10 minuti crollano come castelli di carta, attori-cani (e poi ci lamentiamo del canuomo di Jupiter Ascending...) e opere che, a causa di una post produzione affrettata e approssimativa, esplodono come le texture di Assassin's Creed Unity. Non ci sono buone idee, non c'è attenzione per quello che si produce.
Il risultato? Che il 60% delle serie tv viene bocciato fra la prima e la seconda stagione. Di questo 60%, ho notato che una buona parte viene boccato addirittura durante il corso della prima stagione. Il che porta a serie sempre monche, che restano lì sospese e che, se non le segui mentre escono, non ha neppure senso recuperare. #malemale, come direbbe qualcuno che conosco.
Il caso ecclatante della settimana è The Messengers. Che CW non brilli, ormai lo abbiamo capito (dopo la recensione a The 100), ma che produca una cosa che non funziona neanche per la dozzina di puntate di una stagione intera è imbarazzante. E sinceramente, io non capisco. Al di là della trama un po' ebete (un meteorite cade sulla Terra e cinque persone diventano "angeli" - dell'apocalisse?), come accidenti è possibile fare qualcosa (non so neanche più se definirla una serie tv) che non va in questo modo? Sharing dello 0.2, 650.000 spettatori su tutta l'America: un niente, praticamente, anche la serie americana meno vista raggiunge il milione di spettatori. Un nuovo record negativo, quindi... complice il fatto che la hanno piazzata di venerdì sera, quando normalmente le emittenti mettono i prodotti più succulenti? Geniale. Per fortuna con la 4° puntata si sono arresi e la hanno cancellata.
Quindi, The Messengers non brilla. Ma CW è anche la casa di un'altra "grande" serie tv: iZombie. Ora, di fondo l'idea può anche essere bellina - e il fatto che la serie sia tratta da un fumetto di certo aiuta a tenere in piedi la trama - però davvero sentiamo il bisogno di una studentessa di medicina che si improvvisa detective... e che lo fa mangiando i cervelli dei cadaveri non identificati?! È uno zombie, avevo omesso di dirlo. Zombie, zombie ovunque, solo che qua non si parla di Z-Nation o The Walking Dead che, in un modo o nell'altro, stanno in piedi. Qui si tratta di una specie di Veronica Mars in versione non-morta e di una serie che si è definita (pace degli Eterni) l'erede di prodotti tipo Buffy l'Ammazzavampiri o Dark Angel. Non che Buffy e Dark Angel fossero tanto meglio (beh, veramente anche sì)... ma perché fare paragoni fra prodotti esenti dalla quota zombie, e un prodotto fiorito in pieno periodo zombie? Questo piccolo particolare, il periodo, fa tantissimo - quando torneremo a Romero? Io ancora ci spero.
Insomma, vabbè. Volevo scrivere un post giusto per sfogare la frustrazione di avere pagine e pagine e pagine di prodotti poco interessanti da sfogliare, e mi sono trovata a randellare (ancora) la CW. Ninte di male, se le meritano tutte.
Anche se se le meritano anche SyFy e Olympus, e la BBC per Atlantis, e tante altre emittenti che si ostinano ad andare fuori dal loro target usuale o a lasciarsi trasportare dai tentativi di emulare prodotti di altre reti senza il medesimo corposo budget.
- Lucrezia

mercoledì 25 marzo 2015

Un nome è per sempre

Leggevo questa mattina un articolo di Rita Carla Francesca Monticelli, scrittrice self publisher di cui tutte le informazioni potrete trovarle sul suo blog.
In sostanza, Rita parlava di come lei sceglie i nomi dei personaggi per i suoi romanzi - vi consiglio tantissimo la lettura dell'articolo, perché è davvero pieno sia dell'entusiasmo, che della fatica che gli scrittori ci mettono nel compiere questo passo.

Trovare scritto...
"Di certo quando si legge un libro raramente si dà importanza a un nome, non si ha la percezione del mondo che sta dietro quella particolare scelta. Ma, quando poi si passa dall’altra parte del libro, quella dello scrittore, ci si rende conto come battezzare un personaggio sia una parte molto importante del processo creativo che sta dietro la scrittura di una storia."
...mi ha fatto parecchio sorridere. È esattamente questa la difficoltà.

Quando si tratta di scegliere nomi per ambientazioni plausibili, l'attinenza è un parametro molto importante, perché c'è da pensare non solo alla coerenza del mondo di cui si parla, ma anche del bagaglio culturale o sociale del lettore. Un nome "sbagliato", accozzaglia di nome+cognome di due nazionalità diverse ha un senso, un nome "corretto" ne ha un altro: la costruzione del personaggio parte anche da questi dettagli.
Lo scoglio diventa ancora più enorme per lo scrittore quando si approda nel fantasy o in un certo tipo di fantascienza. Il nome deve essere non solo adatto, ma anche ricordabile dal lettore, soprattutto se i personaggi sono più di una decina. Per giunta, bisogna anche creare combinazioni di lettere che non siano troppo cacofoniche o impronunciabili, altrimenti si perde completamente l'effetto.
Per il fantasy o la sci-fi, non si hanno molti appigli, ma niente vieta di prendere nomi reali e modificarli in base all'ambientazione (magari evitando di farne finire troppi in "-el", "-er", "-en", una prassi fin troppo comune e ormai fastidiosa). Questo processo di rielaborazione, in genere paga più dell'invenzione di sana pianta, perché in quel modo il nome mantiene un sentore di noto che non disorienta chi lo legge per la prima volta. Al contempo, però, è importante anche l'unicità del nome, soprattutto dei protagonisti, perché può darsi diventerà identificativo di tutto il libro o la saga.
Inoltre, soprattutto per il fantasy di un certo tipo, quello con un'enorme ambientazione e centinaia di personaggi, è interessante introdurre l'omonimia. Utilizzarla o ignorarla è una scelta dell'autore, ma è irreale credere che in un gruppo di duecento o trecento persone non ce ne sia neanche una che si chiama allo stesso modo. La scelta degli individui che devono portare lo stesso nome è complessa: non devono essere troppo ingerenti nella storia, ma neanche troppo poco; devono essere quella via di mezzo che permette di identificarli, ma non di fare confusione.

Detto questo, il nome che mi è restato più nel cuore fra tutti quelli che ho scelto è quello di April Yeoh, coreana, un personaggio che compare verso la fine de La Voce dei Caduti.
Ricordo perfettamente quanto è stato difficile sceglierlo. Se per Yeoh non ci sono stati problemi, visto che è un cognome abbastanza diffuso in Corea, per quanto riguarda April ci abbiamo messo parecchio ad identificarlo, ma quando lo abbiamo trovato so di aver detto "è lei, mi piace tantissimo". Di fatti è stato uno dei personaggi di contorno che, alla fine, ha avuto il più grande spazio nel mio cuore.

martedì 10 marzo 2015

Young Detective Dee - Il risveglio del drago marino


Lo attendevo con trepidazione. Quando un mesetto fa Rai 4 ha iniziato a far girare i nuovi titoli della serie “Missione Estremo Oriente”, e ho visto anche Young Detective Dee – Rise of the Sea Dragon, ho esultato. D'altra parte, Detective Dee – Il mistero della Fiamma Fantasma è stato davvero un buon film, pieno d'azione e di coreografie mozzafiato, e con una buona trama. Non mi aspettavo molto di diverso.
Queste aspettative me le devo infilare dove non batte il sole, perché come al solito, quando si parla di sequel e prequel devo imparare a volare basso. Il primo è stato bello? Non importa, il secondo può fare schifo e spesso è così.
Infatti, Young Detecteve Dee è imbarazzante. Hanno voluto esagerare! Esagerare con la CGI, esagerare con gli elementi “fantastici”, esagerare con le particolarità. Il risultato è trash, ma vero, nel senso brutto della definizione.
La trama come al solito è molto buona, perché l'intreccio è interessante e il film, dovendo essere investigativo, accoglie alla perfezione la componente “gialla”. Ehee, i gialli dai gialli – come sono simpatica.
Credo che l'errore peggiore sia stato l'intervallare nelle scene d'azione momenti in cui sono gli attori a combattere a parti realizzate in CGI. L'effetto è brutto, pacchiano anche perché la CGI non è di alto livello. Non posso che chiedermi cosa sia successo: in D.D. erano gli attori a realizzare quasi ogni combattimento, aiutati dalla CGI per i ritocchi del caso, far sparire i fili prima di tutto. In Young D.D. che cosa è successo?! Cinesi che non si fanno loro i combattimenti?! Da quando?! Ridatemi le cinesate!

L'enorme flotta dell'Imperatrice viene affondata da un presunto drago marino.
Chi ha visto D.D. sa perfettamente che c'è sempre una spiegazione razionale a ciò che succede nella pellicola. D'accordo, magari gli insetti da cui si estraeva il veleno che faceva prender fuoco alle persone quando esposte al sole non sono propriamente “reali”, ma sono tali nell'ambientazione – e questo esclude la componente soprannaturale. Inoltre, nella pellicola li hanno ingigantiti, ma può ben essere che ci siano nel mondo insetti che producano sostante infiammabili.
Riguardo al drago marino, ci torniamo dopo. Per quietare la divinità, a quanto sembra irritata dal passaggio della flotta, viene scelta la prima concubina della città, perché possa espletare i riti necessari.
Durante il tentativo di rapimento, oltre a Dee che giunge in soccorso, arriva anche un umanoide medio... rettiliforme. Presente il classico cinese medio? Ecco, solo in versione lucertoloide. Verde, squamoso, coda, mani palmate... li avete dalle vostre parti? In casa mia non ci sono, in genere, e preferisco non entrino, quindi... perché lui ci è entrato? Perché era in un film che io stavo guardando?
La risposta mi lascia ancora basita. In buona sostanza, è un normale umano mutato dai parassiti. E ritornano gli insetti, e va bene: agli sceneggiatori di D.D. piacciono gli insetti, nessun problema. Magari speravo in un po' di originalità in più, ecco, ma questa non è neanche la cosa peggiore. Va bene, d'accordo: sono riusciti a ideare un affare che muta in quel modo la gente, ma perché gli stessi cambiamenti non sono avvenuti in tutti quelli che hanno bevuto la miscela di tè responsabile dell'avvelenamento del nostro cinese-medio? Perché era in concentrazione maggiore nella sua tazza? Se era così devo essermi persa il dettaglio. Mah.
La cosa veramente assurda è che con quei parassiti viene trasformata anche una razza... una razza diventa enooorme, enooorme! Con la pelle che sembra la classica corazza di un drago e una bocca grande e piena di denti aguzzi. Eccolo qua il famoso drago che ha attaccato la flotta imperiale.
Capisco prendere il classico mito cinese, quello della buona sorte o della malasorte che dipendono dall'umore dei draghi, ma messo così non è un pochettino eccessivo? Anche perché il drago è il frutto della vendetta del clan che vive su un'isola, che si è visto distrutto a causa della guerra fra due regni.



Se dovessi dargli un voto (e non lo farò) non sarebbe proprio bassissimo. Nonostante tutto ho raccontato solo le cose peggiori. Ripeto, di base la trama è interessante, visto che ci sono ben due misteri da risolvere. Gli attori sono sempre bravi, se piace la recitazione cinese. Gli ambienti sono belli, l'unico punto veramente stridente della CGI è quello dei combattimenti, ma ripeto: è anche a causa dell'inframezzarli a scene girate dagli attori.
Tuttavia, consiglio vivamente di avere pretese molto basse quando si inizia a vederlo, salvo trovarsi frastornati come me.

Speriamo non ne facciano un terzo. Lo dico a malincuore, a me D.D. piace...

martedì 24 febbraio 2015

Ex-Heroes: quando i supereroi incontrano l'apocalisse Z

Verso fine Novembre eravamo al mercatino dell'usato – da appassionate lettrici è una specie di tentativo di salvare il portafoglio: a volte ci trovi anche grandi classici. Mi trovavo, soprattutto, nell'esigenza di dover fare il regalo di compleanno ad Elena. Ormai abbiamo superato gli imbarazzi di questo tipo, approdando al “cosa ti prendo?” e andando a ritirare insieme il dovuto.
Al mercatino dell'usato, c'è una minuscola sezione dedicata al Fantasy, in cui ovviamente fanno confluire anche la Fantascienza, perché sia mai che le due cose si tengano separate. Sbircio un po', lascio perdere un libro sci-fi che ventila di un fantomatico attacco di vermi alieni e leggo la costa di un altro: “Ex – Supereroi vs. Zombie”. Resto un attimo di merda, inizio a ridere e lo prendo: mi sembra immediatamente la cosa più figa che io abbia mai visto. Supereroi che combattono zombie? Deve essere mio! Con la scusa del regalo di compleanno, usciamo con quel libro, domandandoci quanto possa essere trash (anche nel senso stretto di “spazzatura illeggibile”): entrambe temiamo la boiata.

Poi lei inizia a leggerlo, e i riassunti che me ne fa mi entusiasmano. Decido quindi di dimenticarmi un attimo di qualsiasi altra cosa e lo divoro. Credo che parecchi nerd (e intendo nel senso “reale” del termine, non i finti-nerd che ci sono in giro di questi tempi) abbiano pensato che è esattamente ciò che avrebbero sempre voluto leggere (o scrivere).

Riassunto in poche righe: il mondo è stato devastato dall'apocalisse zombie, a Hollywood un gruppo di supereroi tiene al sicuro parte della popolazione restata. Gli altri superstiti sono protetti dai Seventeens, una banda di teppisti rivale dei nostri eroi. La storia si snoda fra il presente e il passato, illustrando l'origine di alcuni eroi ancora in vita, e di altri già morti.
Inoltre, a differenza di molte produzioni incentrate sull'apocalisse-Z, in questo caso c'è una chiara spiegazione dell'epidemia.

Il titolo americano è Ex–Heroes, ben più calzante dell'adattamento italiano che è sì più esplicito, ma fa anche perdere la poesia degli “ex-eroi”, cosa che effettivamente i protagonisti sono diventati, perché costretti a compiere scelte ben poco “paladinesche”.
Di punti di forza, questo libro ne ha tantissimi, in primo luogo due cose che a un certo tipo di pubblico (in cui noi siamo incluse alla grande) piacciono molto: supereroi e zombie. Un mix che può stranire, ma con un potenziale da non sottovalutare – e splendidamente sfruttato da Peter Clines, l'autore.
In secondo luogo, la scrittura è molto scenica e riflette la professione dello stesso Clines, che si è occupato di alcuni soggetti per Star Trek: Deep Space Nine e Star Trek: Voyager. Questo dà al suo approccio alla storia un che di filmografico, che davvero non guasta nel contesto. Ex-Heroes è un libro divertente, zeppo di citazioni al mondo del grande e del piccolo schermo, dei fumetti e questo è evidente fin dall'inizio, quando si scopre che “la Montagna” che fa da fortezza per i sopravvissuti altro non è che la Paramount (!!!). Clines non si nasconde dietro a un dito: prende ad ampie mani gran parte delle icone del genere zombie e supereroistico e le fonde, rendendoci un prodotto originale e godibile.
Fra l'altro, i suoi eroi sono tutt'altro che esagerati. O meglio, ci sono quelli esagerati come Zzzap, ironicamente descritto come una “nana-bianca in miniatura”, e che ricorda molto il Dr.Manhattan di Watchmen... ma ci sono anche quelli più “normali”, come Cerberus, la cui potenza è interamente imputata all'armatura gigantesca (lei è uno scricciolo di donna). Il gruppo è vario e, proprio per questo, funzionante.
Non mancano (perché privarsene?) supereroi zombificati, e questo aumenta ancor più l'effetto scenico di cui parlavo sopra. Perché se metti un demone-zombie contro i tuoi eroi...

Trama presente e ottima, concept ottimi, originalità ottima... cos'ha che non va questo libro?
Una cosa abbastanza fondamentale: l'adattamento italiano, che fa più schifo del solito. Ho visto veramente pochi libri con un adattamento così pessimo, poco curato e distratto, roba che ci sarebbe da andare in forze alla sede della Multiplayer.it Edizioni e reclamare le teste di Cristina Gamberi (la traduttrice) e di Giacomo Mannironi e Nadia Lico (i revisori). Ex – Supereroi vs. Zombie è pieno di errori di battitura, di parole scritte due volte, di frasi che è evidente siano state tradotte, ma non adattate. Arrivati al terzo capitolo, o si decide di lasciar perdere e di proseguire ignorando queste cose, oppure si rischia di lanciare il libro fuori dalla finestra. Sarebbe bastata un po' di cura in più... voglio dire, neanche le pessime edizioni di Warhammer fantasy della Hobby&Works sono conciate in questo modo!
Non so dire se sia una fortuna o una sfortuna, ma la Multiplayer.it ha già acquistato e tradotto anche Ex-Patriots, il seguito di questo primo volume. Lo abbiamo acquistato l'altro giorno, speriamo che insieme alla qualità della carta sia migliorato anche l'adattamento.

Detto questo, giusto un paio di specifiche tecniche:
Titolo: Ex- Supereroi vs Zombie
Autore: Peter Clines
Editore: Multiplayer.it Editore
ISBN: 978-8-8635526-7-6
Costo: 14,90euro
Ebook: sì

Infine, il nostro Fato personale insiste per un'intervista doppia, vediamo cosa ci chiederà.

Fato: “Ogni tanto è mio dovere rompervi le scatole. Dopo avervi sentite ciarlare così tanto di questo libro, mi è venuta voglia di capire meglio alcune cose.”
E: “Se proprio devi...”
L: “Scoppio di gioia.”
Fato: “Mai contente, eh? Mi faccio i cavoli miei e non va bene, vi interpello e non va bene... vabbè. Trovate originale Ex-Heroes? Cosa vi è piaciuto di più di questo scontro fra supereroi e zombie?”
L: “Beh, supereroi e zombie che combattono. Dai, chi ci aveva mai pensato? O se qualcuno ci aveva pensato, non ha avuto le palle di scriverlo. Quindi, di fondo è originale perché non ho mai visto in giro una cosa così.”
E: “Originale? Sì. Cosa mi è piaciuto di più? Beh, ovviamente farmi i cavoli dei supereroi e la spiegazione del contagio, che in questo caso non solo è presente, ma veramente strepitosa.”
L: “Lo posso dire?”
E: “No, ci sono spoiler che non è il caso di fare.”
Fato: “E lo dice quella a cui piacciono gli spoiler. Va bene, c'è un personaggio che avete preferito? Uno che avete odiato? Fra i buoni, intendo... con i cattivi mi sembra di capire che sia troppo facile.”
E: “Cairax...”
L: “Ma non è un buono! Cioè...”
E: “Vabbè, ma è un personaggio fantastico. Danielle (Cerberus) è poco approfondita, Stealth dopo un po' la odi. Zzzap mi piace tantissimo, ma per ora non è stato sfruttato adeguatamente. Gorgon muore troppo brutto... invece Cairax è un personaggio che nasce bene, caratterizzato benissimo, gli fanno fare due apparizioni ma, cioè, sono fantastiche. E poi, dopo aver agito esattamente secondo caratterizzazione, muore in uno scontro epico contro St. George. Cosa di meglio?”
L: “Non hai commentato St. George, ovvero Mighty Dragon... fra l'altro, Clines è un genio per aver dato a questo personaggio ben due soprannomi, San Giorgio e il Drago (Splendente). E il primo ovviamente ucciderà il secondo.”
E: “È che St. George ancora non ho capito se lo amo alla follia, o lo detesto perché è troppo palaminchio. E poi ha fatto una cosa che non doveva fare all'inizio del secondo libro, si è fatto tagliare i capelli...”
Fato: “Ok, restiamo concentrati sul primo libro.”
L: “Eh. St. George è una specie di protagonista nel libro, specie perché non è che tutto sia incentrato su di lui. Comunque, per essere quello che è... è inaspettatamente ben gestito e caratterizzato. Paladino sì, ma non proprio stupido, anche se commette una boiata non indifferente lasciando in vita Midknight. Però vabbè, a Clines serviva un escamotage e nonostante tutto la spiegazione è valida. Danielle/Cerberus proprio non mi piace, è trattata in modo superficiale. Steath mi piace perché è molto calcolatrice e la stratega del gruppo, ma non è approfondita a sufficienza per essere interessante. Zzzap... è poco presente, ma lo adorerei solo per il suo parlare a sproposito. Quindi il preferito fra i vivi è Gorgon, ma ancora non ho capito perché. Fra i morti invece è Cairax, sono stata conquistata dal mago-stregone con personalità multiple. E muore in un modo che impedisce di non adorarlo. Ero incuriosita anche da Midknight, ma non è stato minimamente introdotto, quindi... e Josh...”
E: “Regenerator. A me piace. È stupido? Fa niente, a me piace.”
L: “Resto combattuta. Lo prenderei a padellate, questo è sicuro.”
Fato: “Lo avete detto, le donne-supereroine sono sempre un gran problema. Cosa pensate di quelle di Peter Clines?”
L: “Ricalcano, purtroppo, lo stereotipo americano della supereroina: figa e faccio-tutto-io.”
E: “Questa è la descrizione di Stealth.”
L: “Beh, anche di Danielle alla fine. Quando si mette l'armatura e diventa Cerberus, con l'aggravante che lei usa l'armatura per nascondersi e diventare migliore.”
E: “Appunto, ha una debolezza.”
L: “Sì, ma metti dentro due donne soltanto e le inserisci in questo modo? Cioè... potevamo fare di meglio, no?”
E: “Lady Bee è bella, però non è una supereroina.”
L: “Infatti, la adoro.”
E: “E anche Billie, la militare è un buon personaggio.”
L: “Ma parlavamo di supereroine. Quelle che ci sono, rispetto alle controparti maschili, sono carenti in tutto.”
E: “Comunque preferisco Danielle.”
L: “Evito di innalzarne una, perché sono due stereotipi che non mi gustano.”
E: “Ma lo hai detto tu che preferisci Steath, quindi già fatto.”
L: “Al fine di questo discorso, mi rimangio la preferenza.”
Fato: “Come cambiare le carte in tavola e uscirne puliti...”
E: “Puliti mica tanto, ha cambiato le carte in tavola, punto.”
L: “Mago-stregone con personalità multipla, è lecito che io lo faccia.”
E: “No, non sei Nyrahim. Adesso le tue battute sono precedute da una 'L', non hai scuse.”
Fato: “Va bene, basta, state zitte. Finiamo con la riflessione. Perché produzioni così nascono in America e non in Italia?”
E: “...”
L: “...”
Fato: “Adesso potete parlare, cretine.”
L: “Stavamo riflettendo, stupido!”
E: “No, io non stavo parlando perché lui aveva detto di non parlare.”
Fato: “Ma che ho fatto di male...”
E: “Comunque, perché siamo vecchi. Vecchi, abitudinari, poltroni.”
L: “Già, come fanno a nascere certe produzioni dinamiche in un popolo che non è in grado di spezzare la propria routine culturale? So che sembra una supercazzola, ma se ci pensate bene è così. A scuola insegnano sempre le stesse cose, non che sia sbagliato, ma in determinate materie si può approfondire e sperimentare altro... parlo ovviamente di arte, musica e letteratura. E poi esaltiamo sempre gli stessi prodotti, per lo più cinepanettoni, commedie all'italiana e drammoni. Seguiamo le mode che arrivano dall'estero per riflesso e sempre in ritardo di anni...
E: “Non è detto in ritardo.”
L: “Beh, parlavo in senso generale. Resta che con queste premesse, un Ex-Heroes poteva difficilmente essere partorito in Italia, mera questione di statistica... e non sulla quantità delle persone, ma sulla quantità di teste che avrebbero potuto pensare ad una cosa così. Senza contare il mercato editoriale che non è molto attento a questi prodotti... alternativi.”
E: “Anche fra i nerd non poteva venire fuori una cosa del genere. Il motion-comic di Orfani è stato tolto dal sabato pomeriggio e messo soltanto al venerdì in terza serata perché non aveva pubblico sufficiente. Cioè, ci rendiamo conto di quanti pochi ascolti? Già Rai4 non ha tante pretese, ma per agire in questo modo l'audience deve essere stata uno schifo. Certo è vero che metterlo al sabato pomeriggio è stata una cavolata, come mettere The Agent of Shield che è stato messo alle 14 di sabato su Rai2...”
L: “Non le capisco molto bene queste dinamiche, comunque non lo avrei fatto. Lo Shield mi sembra più un prodotto da prima serata...”
E: “Sono sempre stata convinta che la televisione dettasse le tendenze. Ci si lamenta dei programmi di Maria de Filippi e company, delle fiction italiane e dei cinepanettoni, però se poi ci danno la possibilità di avere una rete come Rai4, nessuno la guarda.”
L: “Perché a nessuno interessa. O meglio, fa cose troppo particolari per interessare alla massa e, non essendo una rete storica...”
E: “Stavo parlando dei nerd, delle persone a cui è rivolta Rai4. Supernatural, Doctor Who, GoT...”
L: “No, dai, GoT non è per un pubblico ristretto.”
E: “Non è questione di un pubblico ristretto, è questione del pubblico nerd. Però a febbraio 2015 siamo ancora a trasmettere la seconda stagione di GoT, perché permettiamo, per esigenze di denaro ovviamente, a Sky di trasmettere in prima visione assoluta l'adattamento italiano di... tutto? Volendo ritornare alla domanda, la televisione detta le regole. Quindi in pochissimi in Italia sono fan di determinati generi. Il fantasy non esiste, e la fantascienza si limita a Star Wars, che negli anni Settanta ha fatto un successo stellare.”
L: “Tagli fuori anche Star Trek, wow.”
E: “È difficile, è incredibilmente per pochi. Lo conoscono, ammettono che è stata una grande opera, però non lo seguono. L'editoria italiana non fa altro che cavalcare l'onda e, per esigenze proprie, i potenziali scrittori o gli scrittori affermati fanno lo stesso e assecondano quello che di sicuro potrebbero vendere, valido o meno che sia. I fruitori – spettatori e lettori – sanno che dalle produzioni italiane non ci si può aspettare niente di buono e vanno direttamente ai prodotti americani, cosa che porta le poche case editrici coraggiose, che editano fantasy e fantascienza anche molto alternativi, ad acquistare direttamente all'esterno.
L: “La vedo sempre più grigia.”
E: “Al fato è piaciuta l'analisi?”
Fato: “Pungenti e lapidarie, tutte e due. Immagino che sarebbe inutile chiedervi come si spezza questo cerchio, perché se lo sapeste avreste già venduto la formula. Sono convinto che nonostante tutto, una certa sezione dell'editoria e i produttori vorrebbe sganciarsi.”
E: “Sicuramente l'editoria sì, ma non l'editoria nelle persone degli editori, ma l'editoria nelle persone nei coraggiosi che aprono una casa editrice solo ed esclusivamente per editare i propri prodotti o quelli che non si fila di pezza nessuno. CrazyCamper e Asengard Edizioni, tanto per dire due nomi. La soluzione potrebbe essere nell'abbassare lo snobbismo dei nerd che, soprattutto in questo momento di esasperazione, si sono arroccati davanti ai loro computer e allo streaming.”
L: “Sì, che poi pure lo streaming è un problema di enormi proporzioni, perché toglie alla televisione la fetta di spettatori selettivi rappresentata dai nerd e da quanti pescano dalla rete solo quello che interessa loro.”
E: “Il problema è il canone, che è una botta non indifferente per alcuni. C'è da tenere presente che molti nerd sono giovani, e metto dentro anche la trentina. Non riusciamo ad uscire da casa, e se riusciamo a uscire da casa dobbiamo decidere fra pc e televisione, e visto che è più utile scegliamo il primo.”
L: “Io aggiungerei anche un'altra cosa. Perché devo pagare il canone per un servizio televisivo in cui salverei sì e no 4 prodotti a settimana per un totale di due ore? E lo dico da persona che non guarda la televisione, preferendo lo streaming. Se posso avere via internet tutto quello che voglio, che me ne faccio della tv e del canone? Do soldi a qualcuno che non mi da quello che voglio? Dovrei essere un po' scema.”
E: “Poi c'è un'altra domanda. Perché dovrei pagare il canone per avere un sacco di problemi di ricezione? Il digitale terrestre doveva rivoluzionare la televisione, tutto per tutti...”
L: “E invece ha rivoluzionato solo le parolacce.”
E: “Appunto. Gente e gente che ha dovuto cambiare le antenne spendendo fior fior di quattrini, altrimenti non prendeva tutto. Canali che comunque non si prendono e gente che ha televisioni di ultima generazione, ma che continua ad avere problemi.”
Fato: “Questo cosa c'entra con la domanda?”
E: “Tutti vanno su internet. Mercoledì sera non riuscivo più a vedere la televisione, ho spento, acceso il pc e attaccato lo streaming.”
L: “Penso che c'entri con la domanda anche questo discorso della tv e del digitale, per il semplice fatto che se la scelta di canali si restringe a quelli che si riescono a vedere, spesso vengono tagliati fuori quelli minori, che mandano in onda programmi più particolari e alternativi. La stessa Rai4 è un disastro da captare. Oltretutto, se si bypassa la tv e si arriva a internet... si sente ancora il bisogno di inventare un supereroi vs zombie, se si scopre che qualcun altro lo ha già fatto? No, si sorbisce passivamente il prodotto e si è contenti, e viene quindi a mancare la voglia di creare, in Italia, qualcosa che sia al passo con l'estero. Non che tutto quello che arriva dall'estero sia perfetto, ma in genere è valido e vario. Ce ne è per tutti i gusti, anche senza che l'italiano si sforzi ad affermare quel proprio gusto in tre campi italiani (cinema, editoria e televisione) da sempre molto standardizzati e chiusi alle nuove idee. Sono finiti gli anni d'oro della fantascienza e degli sceneggiati sci-fi italiani.”
E: “E comunque ci si sta spostando verso internet e il pc, è indiscutibile. Le web series adesso spopolano e non è una cosa cattiva, è giusto così. Il futuro è la fruibilità totale – o così dovrebbe essere.”
L: “E poi su internet, tutti possono trovare il proprio spazio.”
E: “E il proprio prodotto. È follia pensare che tutto quello che arriva dall'estero deve essere tradotto e ridoppiato. Ci sono stuoli di gente che, per passione, mette sottotitoli, ed è questo il futuro. E lo dico da persona a cui i sottotitoli non sono mai piaciuti. Basta, mi fermo perché è un discorso troppo lungo. In ogni caso, il problema è la comodità in cui si sono piazzati i produttori e gli editori. Finché loro non decidono di schiodarsi, tutti siamo qui appesi ad aspettare. Che poi, anche il fatto che un libro ti costa l'ira degli Dei è una vergogna, ma vabbè... ne parleremo un'altra volta.”
Fato: “Se si tocca il tasto giusto diventate proprio agguerrite, eh? Non so se vi preferisco così o cialtrone.”
L: “Cialtrone, senza ombra di dubbio.”
E: “Ma fallo decidere a lui, ma scusa eh!”
Fato: “Sì, deciderò, grazie di questa possibilità, grazie tante.”
E: “Prego, figurati. Allora visto che sono stata gentile ci rivediamo la prossima volta.”
L: “Ma soprattutto, se chi legge vuole dire la sua, siamo qui pronte a...”
E: “Dibattere, o supportarci.”
L: “Volevo solo dire che siamo pronte a goderci i commenti in merito. Fateci sapere cosa ne pensate, soprattutto di Ex-Heroes se lo avete letto. Altrimenti, consigliamo l'acquisto.”

martedì 17 febbraio 2015

La verità

Loki&Thor: Fratelli di Sangue
 Capitolo 5: La verità

La nebbia con cui si era annunciata Hela tardava a diradarsi. Nonostante la Regina di Niffelheim fosse ormai svanita dal palazzo reale di Asgard, il denso fumo grigiastro, greve di un odore di vecchio e di umidità, continuava ad aleggiare per la stanza del nuovo sovrano.
Loki espirò, un gesto che tradì tanto sollievo quanta preoccupazione. Alternò lo sguardo fra un punto e l'altro, come si aspettasse di vedere Hela emergere di nuovo dal buio. Attorno a lui non c'era altro che sfarzo, non accadde niente.
Il Mistificatore mosse un passo. Poi un altro, un altro, un altro ancora, in modo meccanico.
-Non più maestro di inganni...- sussurrò avvicinandosi al piccolo bacile di pietra incastrato in una pedana. Sedette sullo scalino, fissando gli occhi azzurri sulla superficie dell'acqua -Ma... cos'è Loki senza Thor?- mormorò stringendo i pugni e appoggiandoli alla fronte. Chiuse gli occhi.

Erano nel parco di Asgard. La giornata era piacevolmente calda, il cielo terso, il sole un punto brillante oltre le torri più alte e massicce del maniero della famiglia reale. Quel giorno, il loro saggio tutore aveva deciso di fare lezione all'ombra di una grossa quercia. Loki aveva cercato di imporsi attenzione, ma non c'era cosa detta dal vecchio che lui non conoscesse. Ogni parola dell'istitutore suonava già sentita, poco interessante, addirittura banale e adeguata soltanto a suo fratello. Poteva voler bene a Thor, ma sapevano entrambi che la sua mente poteva essere riempita soltanto di facili concetti. Questo lo doveva sapere anche il l'insegnante.
Il giovane Loki sospirò e afferrò un rametto, graffiando il terreno, strappando l'erba e incidendo la terra morbida.
-...perché non c'è nulla in tutto il Creato che possa esistere senza il suo opposto.- con pazienza, il maestro riprese la propria spiegazione, fissando lo sguardo intenso su Thor, che lo ascoltava corrucciato -È l'oscurità che definisce la luce. Il dolore che dà senso al piacere. L'assenza a renderci consapevoli della presenza.-
-Ma allora deve essere vero anche il contrario, maestro! Se l'oscurità definisce la luce, la luce a sua volta definisce l'oscurità.-
-Eccellente intuizione.- sorrise alla fine l'anziano, massaggiando l'accenno di barba -Loki, ti prego di prestare attenzione alla lezione.- quando lo ammonì, il ragazzo gli sferrò un'occhiata affilata e gelida -E non rivolgere quell'espressione rabbiosa al tuo maestro!- aggiunse sentendo l'irritazione montargli dentro. Con lentezza, Loki concluse l'ultima curva del cuore inciso sul terreno.
-Conosco già ogni idea cercherai di metterci in testa oggi.-
-Istruirvi è il mio...-
-Lavoro?- ironizzò il ragazzo -Ma certo.- lo sguardo divenne beffardo, il vecchio afferrò il bastone tenuto al fianco e scattò in piedi.
-Questa irriverenza è inadeguata per un principe, impara l'umiltà.- sbottò abbattendo la verga contro di lui. Loki sorrise e, come immaginava sarebbe successo, Thor afferrò il legno prima che potesse colpirlo.
-Questo non è in vostro diritto farlo.- la voce del guerriero si fece grossa -E non stava disturbando...- concluse con maggior esitazione, alternando lo sguardo fra suo fratello e l'istitutore.
-La sua attenzione mi è dovuta.- era esasperante avere a che fare con il giovane principe. Non c'era volta che non lo trattasse con sufficienza, volta in cui non tentasse di metterlo in ridicolo, volta in cui non si dimostrasse più arguto di ogni tranello dialettico in cui cercasse di trascinarlo.
-Sono sicuro che già conosceva gli argomenti della lezione...-
-I vostri genitori saranno informati di questo.- concluse il maestro strappando il bastone dalla presa di Thor. Scoccò un'ultima occhiata adirata a Loki e se ne andò.
Il Mistificatore tirò un profondo sospiro e si stese a terra. Incrociò le braccia dietro la testa e piegò una gamba, fissando il cielo azzurro intenso.
-Era ora che quel vecchio babbuino la piantasse con quelle scemenze.-
-Loki, ti costa tanto smettere di far incazzare quel vecchio?- sbuffò Thor andando a sedere all'ombra della quercia -Io quelle cose non le so, non mi saranno mai utili... ma mi interessano.-
-Te le posso spiegare anche io.-
-E quando? Quando non siamo insieme a fare lezione, tu sei con nostra madre a studiare e io dal maestro d'armi. Il poco tempo che ci rimane siamo così stanchi che...- si infilò le mani nei capelli, arruffandoli con fastidio -Non vedo l'ora che arrivi il nostro momento, presto potremo iniziare a guadagnare il rispetto che meritiamo, lavorando per Asgard... conosci Sif?-
-Chi? La guerriera bionda? Quella che se la tira solo perché maneggia la spada a due lame?-
-Lei. Ha due anni meno di noi, e già partecipa alle battaglie.- raccontò con ammirazione.
-Non elogiarla troppo... sta nelle retrovie.- il sorriso di Loki si fece sarcastico. Le poche volte che aveva visto Sif a palazzo, la ragazza aveva ostentato un atteggiamento a dir poco superbo. Si era goduta gli elogi di Odino, aveva raccontato le sue gesta come fosse. Gonfiandole, lo dicevano tutti, ma Thor aveva sete del campo di battaglia, desiderava farsi valere e quella Sif per lui non era che un esempio cui aspirare.
-Per chi era quel cuore?- chiese all'improvviso il guerriero. Loki si tirò a sedere, scambiando con lui uno sguardo imbarazzato.
-Per te.- rispose, facendo calare un lungo attimo di silenzio -Insieme a nostra madre, sei la persona a cui voglio più bene.-
-Anche io ti voglio bene fratello.- sul viso squadrato di Thor tornò il sorriso -Dopo la sfuriata che hai fatto contro nostro padre temevo...-
-Non è né colpa tua, né colpa di nostra madre. A voi voglio bene.-
-Dovresti volerne anche a lui, sono convinto che lui te ne vuole.- bofonchiò scrollando il capo.
-Non credo sia così. Odino non ha occhi che per te.- commentò Loki fingendo sarcasmo.
-Certo, e Frigga ne ha soltanto per te. Chi è che istruisce, eh? Me forse? Io sono il suo adorato figlio tonto.- scoppiò in una fragorosa risata, cui presto si unì anche suo fratello.
-Ma sei il guerriero che Odino voleva per figlio. E poi... io non sono suo figlio.- il Mistificatore tornò serio molto presto, stirando le labbra in un sorriso amaro.
-Non abbatterti.- Thor si tirò in piedi e andò a sedere vicino a lui. Gli diede una pacca sulla spalla -Non ha importanza cosa pensano di noi i nostri genitori. Tu sei mio fratello e finché saremo insieme, saremo una forza implacabile. Io il braccio, tu la mente. Chiunque fra me e te sarà scelto per salire al trono, saremo sempre l'uno il consigliere dell'altro. E lavoreremo insieme per la gloria di Asgard, daremo fasto a questo regno, più di quanto chiunque altro abbia mai fatto!-

Loki immerse le dita nel bacile, rabbrividendo al contatto con l'acqua fredda. O forse, a dargli quel brivido, era stato lasciarsi andare ai pensieri. Che ne era stato degli intenti appartenenti a quel passato che ricordava in modo così vivido?
-È la verità.- sussurrò -Sono indissolubilmente legato a colui che odio. Come lui lo è a me...- oscurità e luce si definivano a vicenda, esaltandosi, contrastandosi, ma mai distruggendosi. Il loro era un equilibrio costante, indissolubile -Solo la sua morte, o la mia, spezzerà il cerchio.-